PISA
"Io ero il pazzo scatenato che prima degli esami camminava in alto sul costolone dell’argine alle Piagge parlando da solo, con le carte nel taschino. Una volta di matematica, la volta dopo di medicina. Era il posto ideale per memorizzare tutto. L’aria migliore di Pisa, il distanziamento sociale naturale, l’isolamento dalle persone sottostanti". Giulio Deangeli – ricercatore a tempo pieno nella lotta alle malattie neurodegenerative - si prende in giro da solo e la sua genialità sta anche in questo.
Si definisce "la prima cavia". Cinque lauree con lode in quattro mesi, studente dell’Università di Pisa e della Scuola Sant’Anna, 26 anni, un metodo di studio da campioni che ora è anche nero su bianco in un libro intitolato, non a caso, "Il metodo geniale". Uscirà il prossimo 25 gennaio: in un affascinante percorso alla scoperta del cervello umano, il ‘manuale’ assolutamente divulgativo insegna ad andare oltre la lettura compulsiva e a rendere proficuo lo studio, massimizzando il rendimento complessivo. Una ‘ricetta’ che incuriosisce molti e la conferma arriva proprio dai pre-ordini su Amazon che piazzano "Il metodo geniale" già al secondo posto in classifica. Un altro dei record sbaragliati da Giulio.
Si è laureato in Medicina, Biotecnologia, Ingegneria, Biotecnologia molecolare, ha anche il diploma alla Sant’Anna in scienze mediche e ora il dottorato di ricerca in neuroscienze cliniche a Cambridge.
Perchè anche un libro?
"E’ stato un vero divertimento. La risonanza data dalle mie lauree ha spinto molti ragazzi e studenti da tutta Italia a scrivermi per chiedermi, appunto, se avessi un metodo di studio. E in effetti ho sempre curato molto questo aspetto, a partire dal primo progetto di ricerca che ha riguardato proprio la memoria e l’ippocampo. Ma anche prima, nel corso di tutta la mia vita sui libri. Nel libro racconto tutte quelle ‘pazzie’ che ho sviluppato negli anni".
Strategie replicabili da chiunque?
"Esattamente. Il mio metodo geniale è spiegato attraverso una parte neuroscientifica e una metolodologica, quindi pratica". Cosa erano le carte nel taschino che portava con sé quando passeggiava per Pisa?
"Uno dei miei metodi è proprio quello di ‘farsi il mazzo’, letteralmente. Mi costruisco un mazzo di carte, sul lato A scrivo la domanda, sul lato B la risposta. Poi le metto in tasca e mi interrogo, ad alta voce. Se conosco la risposta, butto la carta. Se non la conosco, metto da parte la carta, per interrogarmi in seguito. Numerose evidenze scientifiche mostrano che per ricordare un materiale lo devi manipolare, devi metterci del tuo, riscriverlo, ripeterlo ad alta voce. Io potevo trasformare un intero esame in carte, che andavano a formare un mazzo più che consistente. Ma serve camminare: la neurogenesi adulta, ossia quel meccanismo con cui gli adulti generano nuovi neuroni, funziona se ci si espone al movimento".
C’è qualcosa che non ha voluto rivelare nel volume?
"Diciamo che c’è qualcosa che non ho avuto modo di spiegare e approfondire perchè avrebbe portato via troppe pagine. Ed infatti sto già pensando al ‘next step’ del metodo scientifico. Riguarderà il mio codice segreto ‘inventato’ per prendere appunti. E’ una vera e propria grammatica che mi permette di ridurre a un decimo i segni vergati a mano mentre il docente spiega, tutto questo senza minare in alcun modo la leggibilità".
Tornerà in Italia?
"Sono a Cambridge da aprilemaggio e la ricerca mi sta impegnando tantissimo. Ma ho programmato di rientrare proprio in occasione dell’uscita del libro, a fine gennaio, in modo da seguire anche questa nuova avventura".
Francesca Bianchi