DIGABRIELE NUTI
Cronaca

Ciao Romano, semplicemente campione

Fogli, ex calciatore di Bologna, Milan e della nazionale, si è spento a 83 anni. Scoprì Roberto Mancini. Camera ardente in municipio

di Gabriele Nuti

La semplicità che si portava dietro dalle origini ne ha caratterizzato la vita anche nei decenni della ribalta calcistica. Come quando ha vinto lo scudetto con il Bologna nel 1964, segnando il primo gol nello spareggio di Roma contro l’Inter, o quando scendeva dall’aereo tenendo in mano la Coppa dei Campioni appena conquistata con il Milan nel 1969. O, ancora, con la maglia della nazionale, ora guidata da quel Roberto Mancini, una delle sue scoperte calcistiche a Bologna.

Romano Fogli – morto ieri mattina all’età di 83 anni per un male incurabile – prima di tutto aveva i piedi ben piantati nella sua terra d’origine. Uomo buono, gentile, sempre educato, mai sopra le righe. Era il primo a salutare, per la strada come in macelleria, dall’amico Valerio, nella piazza del paese dove aveva iniziato, bambino piccolo e magrissimo, a tirare i primi calci a un pallone di cenci. Con mamma Ernestina e babbo Giuseppe che lo rimproveravano perché sudava e rischiava di ammalarsi.

Anni Quaranta. Santa Maria a Monte, come il resto d’Italia, cercava di uscire dalle macerie della guerra. Romanino pensava al pallone fatto di stoffa. Nei primi anni Cinquanta, appena adolescente, Fogli viene chiamato a giocare nella squadra del paese. Quel Santa Maria a Monte che decenni dopo gli dedica la scuola calcio che porta il suo nome e dove ha iniziato a giocare Gabriele, uno dei suoi nipoti, oggi diciottenne portiere della Primavera della Fiorentina. Nel 1955, a soli 17 anni, Fogli parte per Torino. Con la maglia granata debutta in serie A. Ma è dal 1958 al 1968, con la casacca rossoblù del Bologna, che diventa uno dei centrocampisti più forti del calcio italiano di sempre. Arriva in nazionale e inizia la scalata verso Milano, Milan, dove giocherà con Rivera e i più grandi.

Conclude la carriera da calciatore nel Catania. Amato da nord a sud, con sempre al suo fianco l’adorata moglie Cecilia (dalla quale ha avuto due figli, Mirko e Massimiliano), il campione di Santa Maria a Monte diventa allenatore e continua a girare l’Italia (Bologna, Reggio Emilia, Foggia, Livorno, Barletta, Siena, Montevarchi, Vicenza, Treviso, ancora Bologna dove viene chiamato a tentare una salvezza impossibile, Lugo di Romagna e Fiorentina come vice del suo grande amico Giovanni Trapattoni). E anche quando qualcuno dimostra di non amarlo per colpa dei risultati negativi della squadra (come a Siena e Livorno) lui ne esce con eleganza e rispetto poer tutti e a testa alta, come quando faticava in campo per Bulgarelli o Rivera e smistava palloni al bacio per i gol degli attaccanti. Per un periodo è stato anche direttore generale del Pontedera.

"E’ stato un grande protagonista del calcio italiano – le parole di Gabriele Gravina, presidente della Figc – Lo ricorderemo come azzurro per sempre". L’amministrazione comunale di Santa Maria a Monte ha deciso di concedere i massimi onori all’illustre concittadino con la camera ardente nella sala consiliare che aprirà stamani dopo le 11 quando la salma sarà trasferita da Pisa. Il funerale è fissato per domani, giovedì, alle 15,30, nella chiesa Collegiata. Centinaia di messaggi, telefonate, post sui social in ricordo di Romano Fogli. Dal Bologna al Milan a tantissimi semplici tifosi e appassionati di calcio. Di quel calcio di cui Romano era semplicemente innamorato e che, ormai lontano dalle panchine e dagli spogliatoi della serie maggiori, e opo aver scoperto e allenato Roberto Mancini, amava insegnare ai bambini e ai ragazzini nei campetti dietro la tribuna dello stadio Di Lupo di Ponticelli. Oltre alla moglie e ai figli, Romano lascia la sorella Adriana, le nuore e gli adorati nipoti (Giada, miss Toscana nel 2006, Marta, Gregorio e Gabriele). Alla famiglia le condoglianze del nostro giornale.