Che vi ha fatto la chiesa della Spina?

Ma che male vi ha fatto la chiesa della Spina? L’edificio, lo sanno tutti, è una bellissima chiesa gotica, smontata e rimontata nell’Ottocento dove faceva più comodo perché non scivolasse in Arno. Certo, nel rimontarla qualcosa andò perduto, forse per sciatteria o per pigrizia, ma grosso modo ci siamo: probabilmente durante i lavori si scoprì che era un lavorone e un momentaccio, e ci si accontentò di rifarla un po’ come veniva. Manco la Spina di Cristo c’è più, conservata altrove, ma va bene così. Nonostante le lacune, resta una gran bella chiesa, niente da dire, con tutte quelle guglie che sono un amore. E proprio per questo qualcuno dovrebbe spiegare l’accanimento degli assessori nel farne la sede di mostre improbabili di arte contemporanea, cose mediamente allucinanti, che uno passa in bici, lancia un’occhiata e dice: no, ma davvero? E soprattutto: perché? Si tratta di mostre iniziate dalla precedente giunta, caratterizzate da uno stile molto laconico (pochissime opere, talvolta una), che ad essere generosi lascia perplessi; ultimamente, mi pare, ideate da Pietrasanta, forse per un problema di affinità politica tra giunte comunali. Intendiamoci, fare mostre di arte contemporanea è importante, ma chi decide chi e cosa? All’interno del nostro Comune esiste una commissione che vaglia le proposte o ci si fida? Dalla collezione di statue pubbliche umoristiche ai murales così-così, alle mostre della Spina c’è un filo rosso: costano nulla o pochissimo, sono quasi regalate e si spera di fare bella figura. Pizza e fichi, banane e lamponi. E poi certe mostre incomprensibili sono come il bianco: stanno bene su tutto. Vanno capite, ecco. Vanno capite.

Il Franti