
L'Auditorium Toniolo in Piazza del Duomo
Pisa, 21 agosto 2025 – La nostra città (nell’auditorium Toniolo di Piazza del Duomo) ospiterà dal 25 al 28 di questo mese un centinaio di teologi provenienti da tutta Italia, e in parte anche dall’estero, per il XXIX Congresso della loro Associazione ( ATI= Associazione Teologi italiani ) nata nel 1967 nel clima infuocato dei dibattiti che seguirono al Concilio Vaticano II. Quello che potrebbe sembrare un appuntamento per “addetti ai lavori” può essere invece significativo per credenti e non credenti, dal momento che ospiterà la riflessione e il dibattito sull’attuale rapporto tra la Chiesa e la società. Lasciamo su questo la parola ad uno dei fondatori dell’ATI , don Severino Dianich, pisano di adozione dopo l’esodo da Fiume, che della Associazione tenne anche la presidenza per un mandato.
SEVERINO DIANICH: Si volle dare all’associazione il riconoscimento civile e non quello canonico, perché essa non apparisse come una portavoce del magistero della Chiesa, ma godesse della libertà di dibattere i problemi, senza coinvolgere l’autorità dei vescovi ed esserne in qualche modo limitata. Quello del teologo, infatti, è un compito scomodo: è l’indagine critica sull’esperienza della fede. E’ così che la teologia è l’energia creativa della coscienza ecclesiale. Non si dimentichi che il rinnovamento promosso dal Concilio è stato possibile grazie agli studi dei grandi teologi del primo Novecento. Il Congresso pisano ha in programma una ripresa dei
temi fondamentali della Lumen gentium, la Costituzione conciliare sulla Chiesa, nella quale si era superata una visione sociologica e giuridica della Chiesa stessa, per metterne in luce la ricchezza della grazia e della missione, di cui tutti i fedeli che la compongono sono portatori responsabili. Volendo dire con altre parole la Chiesa, i Padri conciliari l’hanno definita “Il Popolo di Dio”. Non è questione di parole: è che il senso e il compito della Chiesa non stanno nel papa e nei vescovi, della cui opera i fedeli sarebbero i destinatari, ma nella fede e nella vita di tutti e ciascuno dei credenti in Cristo. La Chiesa non sta nelle curie, ma vive là dove c’è un cristiano che, operando nella società, a contatto con persone di altra o di nessuna fede, mette ogni giorno la sua fede, nel dialogo e nei fatti, più ancora che nello scambio delle idee, a confronto con i problemi della vita. Anche per i cattolici pisani il Congresso, le cui porte sono assolutamente aperte a tutti, sarà l’occasione per ripensare la vita delle loro comunità e, superando una tradizione di stanca passività, rendere il vangelo una presenza più stimolante nella città.