"C’è più violenza. Misure utili ma insufficienti"

A un anno dall'omicidio di Barbara Capovani, aumentano le violenze contro gli operatori sanitari in Toscana. Dati preoccupanti e necessità di misure urgenti per proteggere il personale medico.

A un anno dall’omicidio di Barbara Capovani, i numeri delle violenze contro gli operatori sanitari non accennano a diminuire. In Toscana, secondo i dati dell’Osservatorio Regionale, nel 2020 sono state registrate 752 aggressioni di cui 191 fisiche; nel 2021 il numero è aumentato a 817 con 226 aggressioni fisiche. Sono 1258 quelle del 2022 di cui 323 fisiche, con conseguenti 193 denunce per infortuni. Molto più seria la situazione nei primi 6 mesi del 2023 (ultimi dati certificati), in cui si sono registrati 1027 atti di violenza e ben 223 fisica. Numeri spaventosi, se si pensa anche che nell’ultimo triennio in Italia i casi di aggressioni ai medici sono stati circa 6.000, con un’incidenza del 41% rispetto ai lavoratori dell’industria e dei servizi: di queste il 9% è in Toscana e le vittime principali sono le donne, aggredite nel 70% dei casi.

"Questi sono dati difficili da raccogliere vista la tendenza a non denunciarli, motivo per cui vengono sottostimati. L’aumento di casi che si vede nel 2023 - commenta il dottor Gerardo Anastasio, segretario regionale di Anaao Assomed - è conseguenza dell’omicidio di Barbara Capovani, che ha sviluppato maggioresensibilità degli operatori nel denunciare. Le maggiori criticità sono l’assenza di un protocollo sulla contenzione dei pazienti che danno in escandescenze nei reparti e le tuttora perduranti difficoltà nel far intervenire le forze dell’ordine nei luoghi di cura".

Secondo il dottor Anastasio, le misure attuali "sono utili ma non sufficienti. Lo stesso vale anche le per le misure di sicurezza a protezione degli operatori: telecamere di videosorveglianza, pulsanti di allarme collegati a una sala di controllo presidiata, dispositivi di monitoraggio degli accessi e di emergenza indossabili con cui essere geolocalizzati". La misura principale deve essere "una campagna informativa capillare ai cittadini, partendo dai banchi di scuola. Inoltre - conclude Anastasio - servirebbe una legge per procedere d’ufficio nel caso di lesioni personali ai professionisti sanitari, indipendentemente dalla volontà della vittima di sporgere querela. Sarebbe inoltre opportuno che in questi casi l’azienda si costituisca parte civile, e che gli eventuali risarcimenti fossero investiti in iniziative per ridurre il pericolo di aggressioni".

"Dopo un anno dalla tragedia di Barbara Capovani c’è ancora tanto da fare - afferma il dottor Mauro Ferrari, segretario aziendale Anaao Aou Pisana - noi siamo costantemente all’opera per il continuo miglioramento della condizione degli operatori sanitari e la riduzione dei rischi. L’impegno affinché vengano prese tutte le misure per tutelare i nostri associati e ridimensionare questo fenomeno è l’obiettivo principale di Anaao. Non è accettabile che coloro che sono in prima linea a risolvere i problemi delle persone diventino le vittime. In questo momento - ci tiene a dire Ferrari - io esprimo tutta la mia vicinanza alla famiglia della dottoressa Capovani a nome del sindacato". Mario Ferrari