Scieri, punizione letale. Colpa di un telefonino

La Procura militare: il soldato morto a Pisa nel 1999 fu fatto salire sulla torre di asciugatura dei paracadute dai caporali che lo sorpresero con un cellulare

Emanuele Scieri

Emanuele Scieri

Pisa, 5 dicembre 2019 - Non fu un atto di nonnismo finito in tragedia, secondo la Procura generale militare di Roma, quello di cui fu vittima Emanuele Scieri, il parà di leva siracusano 26enne trovato morto il 16 agosto 1999 nella caserma Gamerra di Pisa, deceduto da tre giorni. E il suo corpo martoriato ai piedi della torre di asciugatura dei paracadute. Scieri sarebbe stato sorpreso dai caporali al telefonino, e per questo sottoposto a sanzione. Quindi fu una punizione finita in tragedia. E’ un diverso copione quello che ipotizza la giustizia militare, che sulla vicenda ha aperto una indagine per «violenze a inferiore mediante omicidio in concorso», dopo aver fatto richiesta della trasmissione degli atti alla Procura ordinaria di Pisa che a grandi passi si avvia a chiudere le indagini, «per competenza e giurisdizione». Infatti che la morte di Scieri fosse conseguenza di condotte tra militari non sarebbe stato sufficiente a individuare la competenza nella giustizia militare. Il quadro cambia nel caso in cui l’evento avvenga quando il superiore lo commette ai danni di inferiore nell’esercizio delle proprie funzioni. E questo, per la procura, sarebbe proprio il caso.

La nuova ricostruzione è stata appresa dall’avvocato Andrea Di Giuliomaria, che difende Luigi Zabara, 40 anni di Frosinone (indagato con Alessandro Panella di Cerveteri e Andrea Antico di Rimini, anche loro 40enni) raggiunto da un decreto di perquisizione che riporta il capo d’imputazione per cui la procura militare procede.

Quindi quel 13 agosto di vent’anni fa Scieri, da poche ore arrivato a Pisa, sarebbe stato visto dai tre al cellulare – il cui utilizzo allora era vietato in caserma – e lo avrebbero sanzionato facendogli fare l’arrampicata con la sola forza delle braccia, denominata «esercizio 9», dal quale Scieri – per inesperienza e mancato allenamento – sarebbe caduto e i tre sarebbero fuggiti lasciandolo morire. Nei mancati soccorsi che potevano salvare Scieri – come ipotizzato anche dalla procura ordinaria – si anniderebbe la fattispecie di omicidio. «Sul piano dell’ipotesi che Scieri sia stato trovato al cellulare – spiega l’avvocato Di Giuliomaria – non è mai emerso alcunché dagli atti che abbiamo potuto vedere. E ancora meno su questo esercizio 9. Non trovo alcun elemento, quindi, a conforto delle due nuove circostanze indicate dalla procura militare. Tuttavia, per noi, che proceda la procura militare o quella ordinaria, è indifferente, come indifferente ai fatti resta la posizione del nostro assistito».

Intanto, da quanto si apprende, a casa di Zabara l’attenzione sarebbe stata concentrata su tutto ciò che potesse avere a che fare con l’anno di leva e la perquisizione avrebbe dato esito negativo. Zabara tuttavia ha prestato il consenso – a differenza di Panella – al tampone per il campionamento del Dna. Panella, due settimane fa, è stato il primo destinatario di un atto nell’indagine aperta dalla Procura generale militare di Roma sul «giallo» della Gamerra e per il tampone non ha dato consenso. Non si sa ancora se e quali atti, invece, sono stati disposti nei confronti di Antico, l’unico dei tre ancora in servizio nell’esercito. Nei giorni scorsi l’avvocato Alessandra Furnari, che assiste la madre e il fratello di Scieri, aveva sottolineato la speranza «che la procura militare faccia luce su aspetti che sono di competenza propria e non di quella ordinaria e che possa valutare tanti altri elementi per arrivare a capire che cosa sia successo quella notte». «Per noi – aveva detto il legale – è rilevante anche che la procura ordinaria stia approfondendo la posizione di Celentano (ex comandante Folgore, ndr)». Alla fine però dovrà essere sciolto il nodo della competenza tra procure. E del rebus potrebbe essere investita la Suprema Corte. © RIPRODUZIONE RISERVATA