Carriera alias per gli studenti del ‘Russoli’ "Sentirsi se stessi. Senza certificato medico"

Il liceo artistico è la prima scuola superiore pisana ad aprire al percorso transgender. Parla la prof promotrice, Lorena Conte

di Gabriele Masiero

PISA

Una carriera alias per consentire ai propri studenti di vivere al meglio la loro condizione a scuola e aiutare lo sviluppo di una crescita armonica. Il liceo artistico "Russoli" di Pisa è tra le primissime scuole in Italia a fare una scelta tanto inclusiva. Venerdì scorso infatti ha approvato un protocollo sulla carriera alias di cui è stata promotrice Lorena Conte, professoressa di italiano e referente del progetto salute del "Russoli". "Grazie a questa iniziativa - spiega la docente - i nostri studenti che non si sentono di appartenere al genere di nascita (maschi o femmine che siano) possono decidere di cambiare nome nell’ambito della vita scolastica e in tutti i documenti interni alla nostra scuola. È un passo avanti piuttosto rivoluzionario anche perché noi non richiediamo alcuna certificazione medica per compierlo".

A Pisa da un anno e mezzo c’è un’iniziativa analoga all’università, ma per la prima volta avviene in un istituto superiore e il "Russoli" è tra i primissimi in Italia ad aprire questa strada. Che cos’è esattamente la carriera alias?

"È la possibilità per uno studente di scegliere di essere chiamato durante la sua permanenza a scuola, e in tutti i documenti che lo riguardano, con un nome differente rispetto a quello anagrafico. Ciò diventa possibile perché si riconosce in un genere differente rispetto quello di nascita. Sembra un diritto quasi scontato, ma in realtà è un qualcosa da regolamentare attraverso un protocollo, proprio perché non diventi una concessione, un piacere personale. Ma il benessere è per tutti".

Si spieghi meglio.

"Il protocollo che abbiamo appena approvato e che entrerà in vigore dal prossimo anno scolastico è un documento che fa bene a tutta la scuola, perché la salute, il benessere di un’istituzione soprattutto di una comunità educante, si vede innanzitutto da come tratta le minoranze. E’ questo ciò che l’educazione civica deve insegnare: se la mia scuola rispetta i diritti degli altri, sono più tranquillo perché rispetterà anche i miei. La la tua lotta è la mia lotta e il tuo benessere e il mio benessere. È la scuola che voglio come insegnante ed è questa la scuola che voglio per i miei figli e naturalmente per i figli degli altri".

Il percorso per arrivare a questo documento ha incontrato resistenze ideologiche da parte di qualcuno?

"Tutt’altro. Il consiglio di istituto, che ha approvato il regolamento da me stilato, è stato subito disponibilissimo e apertissimo rispetto a questa tematica, soprattutto nelle componenti degli studenti e dei genitori. Un ringraziamento particolare va alla preside, Gaetana Zobel, che si è adoperata immediatamente per risolvere gli ostacoli di tipo burocratico e ha accolto il cambiamento come una risorsa in più per la scuola. Il ‘Russoli’, insomma, si conferma aperto alle tematiche del rispetto, dell’inclusione e della diversità intesa come ricchezza. E questo non può che fare bene a tutti".