
Sempre più triste, per non dire deprimente, è la storia della Biblioteca Universitaria di Pisa che, sradicata da 9 anni dalla sua sede storica – una porzione della Sapienza che condivide con l’Università –, nonostante l’impegno del suo direttore, Daniele Cianchi, e dei dipendenti (dimezzati dai pensionamenti), è praticamente una istituzione abbandonata a se stessa. Lo dimostra l’ultimo e recente fatto che la riguarda. Fra pochi giorni, ben due chilometri di libri, che da anni sono divisi fra i depositi di via San Frediano, San Matteo e dell’Archivio di Stato di Lucca, lasceranno Pisa per andare in provincia di Piacenza. Perché? La risposta si biforca e apre il campo anche per serie riflessioni. Lavori urgenti nel deposito di via San Frediano prevedono lo smontaggio delle scaffalature e, a cantiere concluso, però, solo due terzi dei libri ora ospitati potranno rientrare. Così, in previsione di questa nuova urgenza, da mesi il direttore Cianchi si era attivato con diverse istituzioni per trovare una sede temporanea. Nessuno degli enti interpellati (Ministero, da cui la Bup dipende, Demanio, Regione, Comune, Università) ha però reso disponibile, né provato a farlo, alcuno dei propri immobili. Non potendo più attendere, Cianchi ha così dovuto tentare l’extrema ratio: aprire una procedura pubblica per il "servizio di trasloco, ricerca, riproduzione del materiale librario nei depositi Bup di Pisa e di Lucca in outsourcing", così si legge nell’atto pubblico. La gara è stata vinta dalla ditta Plurima Spa (tra le leader nel settore) che ha presentato un’offerta per due anni rinnovabili (costo intorno ai 60mila euro). Il risultato è che 2 km di libri andranno presto a 230 km da Pisa. C’è poi un paradosso. Piacenza è in Emilia Romagna ed è una delle province colpite dal terremoto del 29 maggio 2012 che mise realmente in ginocchio quella regione e i cui effetti, caso unico, si riverberarono, a Pisa, sul solo Palazzo della Sapienza. L’edificio fu difatti il solo in città ad essere dichiarato inagibile per problemi statici conseguenti alla scossa. Seguirono anni di attese e di tira e molla per i lavori di messa in sicurezza tra Università e Ministero, mentre gli Amici della Bup avanzava dubbi e perplessità sulla vicenda e sulle tempistiche del decreto rettorale di chiusura del Palazzo. I libri ora in partenza sono stati selezionati da una commissione dopo un approfondito sondaggio basato sulle richieste di prestito e consultazione: in pratica sono i meno richiesti. A esserlo, invece, sono quelli ospitati nell’Archivio di Stato di Lucca dove da aprile consultazione e prestito sono sospesi. Un patrimonio cultuale smembrato e in parte inaccessibile la cui tutela e salvataggio, per istituzioni e cittadini, non vale evidentemente la stessa mobilitazione che si è invece registrata per difendere o pretendere infrastrutture turistiche e sportive. Il caso della Bup non è isolato a Pisa, dove molto presto anche la Domus Galilaeana sparirà del tutto.
Eleonora Mancini