Barbara forte, nata psichiatra: "Sicurezza: non è stato fatto niente"

Intitolato alla professionista uccisa il laboratorio scientifico di "Maggiano": presenti l’ex marito e la sorella di lui: "I figli reagiscono, ma dentro la ferita è enorme, una piaga che portano dentro" .

PISA

Non aveva paura, Barbara Capovani. Ma era consapevole dei rischi del suo incarico, dirigeva la psichiatria territoriale del Santa Chiara. "Aveva una personalità forte, dirompente. Sfidava se stessa e gli altri, non aveva paura di niente di fronte alla missione che aveva sposato da sempre, quella di curare i pazienti psichiatrici. Ma aveva coscienza dei rischi, soprattutto si preoccupava per i suoi colleghi, per gli infermieri". Le parole sono quelle di Monica Nappini, sorella dell’ex marito della psichiatra uccisa all’uscita del Santa Chiara, un anno fa. Per quel fatto, a processo, si trova Gianluca Paul Seung, ricoverato nel 2019 in quel reparto. "Era sensibile, competente. Capiva sempre chi aveva di fronte. Era nata per questo, aveva sempre voluto fare la psichiatra. E oggi noi come famiglia siamo grati e onorati che ci sia ancora forte questo pensiero che dimostra la gravità di quanto è accaduto a mia cognata, ci conforta – dice Monica Nappini in riferimento all’evevento di ieri, a cui ha presenziato insieme al fratello, ex marito della dottoressa, l’inaugurazione e intitolazione del laboratorio scientificio, l’ex manicomio di Maggiano –. Ma ci stupisce e ci amareggia non poco il fatto che dopo tante parole non sia mai arrivata una risposta di sorta per questi malati che hanno disagi, che sono pericolosi, e continuano a essere abbandonati a se stessi". I fatti appunto: quelli che metteva sul campo ogni giorno Barbara e che oggi invoca l’ex cognata. "Si deve investire su strutture che non solo solo luoghi ma personale, educatori, medici. Non si è mosso niente eppure il problema è grandissimo, enorme e non solo rispetto al rischio. C’è tanta gente che sta male e le famiglie con loro, non sono in grado di affrontare i disagi. Su questo in un anno non è precipitato neanche l’accenno di una proposta, di un progetto".

Un’immobilità che è l’antitesi perfetta della personalità di Barbara. "Era minuta ma non passava inosservata, era sempre presente, dinamica. Ritorna spessissimo nei miei sogni, parliamo come se nulla fosse successo. Uno degli ultimi ricordi che tengo con me? Felice, raggiante alla laurea in medicina di sua figlia Alice, oggi ginecologa a Genova". Ecco le altre due vittime di quello che è stato, i figli. "Reagiscono, Alice e Piergiorgio. Ma dentro la ferita è immensa, una piaga che si portano dentro. Alice sembra il clone di sua madre, fortissima, concentrata, determinata".

Prima si è tenuto il convegno "Storia della psichiatria e della psicopatologia", in sua memoria, al Polo Didattico. Qui, dopo un minuto di silenzio, a ricordarla è stata anche la dottoressa Simona Elmi, sua collega, amica e attuale responsabile (facente funzione) del reparto: "Provo tristezza per non essere riuscita ad aiutarla in quel 21 aprile. Lei, una stella luminosa".

Laura Sartini