
di Elia Folco
Se lo aspettavano un po’ tutti i ristoratori di Pisa, e quindi non sono rimasti troppo sorpresi, ma la nuova decisione del governo sulla chiusura di bar e locali alle 24 con servizio solo al tavolo dalle 18 crea comunque dei disagi per chi gestisce una di queste attività, chiamato adesso ad ancora più controlli rispetto a prima. Come detto, la decisione era nell’aria, c’erano già state anticipazioni nei giorni scorsi e qualcuno si era già portato avanti preparando fuori dal proprio locale cartelli con scritta la capienza massima.
"Per ora siamo contenti che la chiusura dei locali sia stata confermata alle ore 24 – dice il titolare del ristorante We love pasta Matteo Bizzarri, socio anche del ristorante Le Bandierine in via Mercanti – almeno possiamo tenere aperte entrambe le attività, altrimenti per il ristorante in centro sarebbe stata complessa. Noi siamo pronti a muoverci nel pieno rispetto delle norme, come fu a inizio maggio quando riaprimmo dopo il lockdown, ma se non arriveranno aiuti concreti dallo Stato non sarà facile. Anche perché la gente ha paura di uscire, gli stessi guadagni sono stati la metà rispetto a quelli dello scorso anno, però vista la situazione generale non ci lamentiamo".
Uno degli aspetti che più di tutti preoccupa i ristoratori è quello relativo a tutti i controlli che dovranno fare sulla clientela, che sarà tenuta a indossare sempre la mascherina, tranne quando è seduta al tavolo, lasciando sui gestori una grande responsabilità, che rischia di diventare quasi un lavoro in più: "Io non posso mettere una persona a lavorare solo per controllare che tutti – commenta Stefano Poggetti della pizzeria Il Montino – bisogna che anche la clientela sia rispettosa delle norme, non possiamo avere sulle nostre spalle tutta la responsabilità. Poi noi accetteremo qualsiasi decisione verrà presa, aspettando anche le direttive del sindaco. Però più che indicare alle persone il distanziamento e l’obbligo di mascherina non possiamo fare molto".
A lui si unisce il titolare del bar Carraia del Nicchio Claudio Pallaro: "Tra le varie sanificazioni e controllare che tutti i clienti rispettino gli obblighi, rischiamo di fare tutto tranne che il nostro lavoro. Anche perché poi i responsabili saremo noi: è giusto che le forze dell’ordine facciano i controlli, ma non vorrei neanche accanimento nei nostri confronti, perché altrimenti rischiamo di diventare un capro espiatorio. Da parte nostra c’è la disponibilità massima a far rispettare tutte le norme, metteremo anche fuori un’informativa rivolta ai clienti con le regole da seguire e ci organizzeremo".
E in questo clima, si prova a ingegnarsi come si può, come il ristorante La Tana, che già durante il primo lockdown ha introdotto il servizio a domicilio per la prima volta: "Non lo avevamo mai fatto – spiega uno dei titolari, Diego Riccomi – però volevamo andare incontro a chi rimaneva a casa. Abbiamo sempre lavorato rispettando le norme fin dal primo Dpcm, garantendo il distanziamento tra i tavoli: in questo il fatto di avere un locale ampio ci ha anche aiutato, però siamo sempre stati attenti. È un momento difficile, per noi come per i nostri colleghi, ma siamo intenzionati a dare il massimo, anche se sappiamo sarà molto impegnativo. Le norme ci sono e vanno rispettate, anche perché altrimenti non lavori".