Ateneo, bilancio in utile. Assunzioni al via . Ma c’è attenzione all’impennata dei costi

Il rettore Zucchi: "La sostenibilità del sistema universitario resta a rischio. Serve oculatezza negli investimenti, la politica faccia scelte strategiche. Per il 2024 c’è un incremento della spesa per il personale di 10 milioni".

Il Bilancio dell’Università di Pisa, approvato ieri dal consiglio di amministrazione, torna in utile nel 2023. Lo rende noto l’ateneo, precisando che "dopo il 2022, in cui l’aumento dei costi energetici e altri fattori contingenti avevano portato a utilizzare le riserve per coprire una perdita di 1,3 milioni di euro, il 2023 si chiude con un risultato positivo di 62.237 euro". Ma soprattutto, come anticipato da La Nazione nello scorso dicembre, c’è anche il via libera a un maxi piano di assunzioni nel persone tecnico e amministrativo: ben 118 posti disponibili. "Nel 2023 - spiega una nota dell’ateneo - sono state effettuate, anche grazie ai fondi del Pnrr, 117 nuove assunzioni tra docenti e ricercatori, alle quali vanno sommati 106 ulteriori iscritti ai corsi di dottorato. E’ stato inoltre già deliberato un piano di assunzioni di 118 unità di personale tecnico-amministrativo. Nel 2023 sono stati investiti anche circa 14 milioni di euro per i dipartimenti di Medicina, Veterinaria, Ingegneria e Biologia, circa 7 nell’acquisto di nuove attrezzature scientifiche e, infine, oltre 3,5 milioni di euro sono andati al settore della transizione digitale, per il potenziamento del Green Data Center, il più grande Data Center tra quelli delle università italiane". Ma l’orizzonte non è così roseo, perché l’impennata dei costi coniugata alla scarsità di finanziamenti statali alimenta le preoccupazioni. "Il risultato positivo - spiega il rettore, Riccardo Zucchi - non deve distogliere l’attenzione della nostra comunità da politiche di efficientamento dei costi e oculatezza degli investimenti perché la sostenibilità del sistema universitario pubblico italiano resta a rischio, se la classe politica non sarà in grado di compiere adeguate scelte strategiche. All’orizzonte si preannunciano tempi difficili per gli atenei italiani, almeno fino a quando il Governo non deciderà di compensare gli aumenti del costo del personale. Per il 2024 è ormai certo un incremento del costo del personale di 10 milioni di euro, al quale si aggiungono i potenziali effetti negativi legati alla fine del Pnrr e alla dinamica di crescita di alcune voci di costo che non accenna a rallentare". Oltre a questo aspetto, Zucchi, mette in guardia da una sorta di "concorrenza sleale" delle università telematiche: "Quelle profit rischiano di alterare il sistema se non si regolamentano almeno alcuni requisiti fondamentali, ad esempio il numero di docenti in rapporto agli studenti, per questo invoco una presa di coscienza collettiva e trasversale a sostegno dell’università pubblica ma se questa difesa non parte dal basso, ovvero dagli studenti e dalle famiglie, credo sia difficile invertire in fretta la rotta".

Su questo tema si è già espressa la Cgil con il report "Il piano inclinato", nel quale si registra che il 10% degli studenti universitari italiani sono iscritti agli atenei telematici e che i tre principali di essi sono di proprietà del gruppo Multiversity, che fa capo a un fondo di private equity, diventato con oltre 140 mila iscritti il principale soggetto universitario del Paese.