Alunno rischia di soffocare. Lo salva la giovane maestra

Un pezzo di salame troppo grosso nel panino: paura alla "Damiano Chiesa". L’insegnante conosceva le manovre di disostruzione grazie ad un corso

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Il boccone che rimane incastrato, il respiro che si blocca improvvisamente. I compagni di classe, intorno, iniziano a chiamare insistemente la maestra. Lei alza gli occhi, si avvicina e capisce. La mente torna al corso sulle manovre salvavita fatto un anno prima. E i gesti diventano subito sicuri. Sarebbe bastano un attimo di incertezza in più e forse la storia non avrebbe avuto un lieto fine. Ma lo ha avuto, per la gioia di tutti.

Classe quinta, elementare Damiano Chiesa. Tutto è successo lunedì, al momento della ricreazione. La maestra è impegnata a correggere alcuni compiti, gli occhi chini sui fogli. I bambini, invece, stanno terminando di mangiare ognuno la propria merenda seduti al proprio posto (come impone il regolamento anti-covid) quando un compagno si accascia. Ha la testa riversa sul banco. Bianca Maria Ruggiero, giovane maestra, sente le urla e si alza di scatto dalla cattedra: "Era proprio di fronte a me. In un primo momento non riuscivo a capire bene cosa stesse accadendo, vedevo solo la nuca del bambino, i capelli. Mentre, di solito, se una persona sta soffocando, si porta le mani alla gola e si agita pesantemente. Ma avvicinandomi e sollevando la testa ho visto il bambino completamente rosso in volto, con il naso che colava e gli occhi lacrimanti. Si stava effettivamente toccando la gola. Era in agonia".

La causa: un pezzo di salame, tagliato spesso, dentro il panino portato da casa. "E’ a quel punto - racconta la maestra – che ho ricordato perfettamente ogni movimento della manovra di Heimlich. La tecnica l’avevo imparata al corso con i medici rianimatori dell’ospedale di Cisanello che la dirigente della mia scuola precedente, la primaria Collodi, aveva fatto fare a noi insegnanti. Sinceramente non credevo di aver appreso e assorbito tutto e di saperlo replicare a distanza di tempo, ed invece quelle lezioni sono state determinanti. Trequattro spinte e la gola dell’alunno si è liberata. Ci è voluto un po’ poi per riprenderci, sia lui che io. Ma per fortuna è andato tutto bene. Abbiamo avvertito la famiglia, che mi ha ringraziato più volte. Spontaneamente ho detto all’alunno: ’Guai a te se porti di nuovo per merenda pane e salame!" racconta Bianca Maria Ruggiero ridendo. Ma dietro all’episodio, c’è una riflessione (e un messaggio) in più: "Non finirò mai di ringraziare chi mi ha fatto fare quel corso, credo che dovrebbero essere assolutamente obbligatori, almeno una volta l’anno, soprattutto per chi lavora con i bambini o nel mondo della scuola".

E non poteva che essere della stessa opinione il dottor Maurizio Cecchini di "Cecchinicuore" onlus: "In ogni corso Blsd, in cui insegniamo ad usare il defibrillatore, inseriamo sempre anche una parte riguardante la disostruzione pediatrica e dei lattanti. Senza quella manovre, in questo caso come in tanti altri, il bambino sarebbe morto. Ed ogni volta che possiamo, facciamo anche vedere un dispositivo che – a mio parere – dovrebbe essere presente in ogni scuola e in ogni mensa: si chiama ’Livevac’, è uno strumento salva la vita dall’utilizzo semplicissimo nei casi di soffocamento".

Francesca Bianchi