SAVERIO BARGAGNA
Cronaca

Adesso è vero: il Pisa in Serie A. Dopo 34 anni è soltanto gioia

L’ansia e poi la liberazione davanti ai maxi-schermi, la festa in città e l’abbraccio con la squadra all’Arena. La storia di una giornata che insegna qualcosa: da una sconfitta può nascere la più grande vittoria.

L’ansia e poi la liberazione davanti ai maxi-schermi, la festa in città e l’abbraccio con la squadra all’Arena. La storia di una giornata che insegna qualcosa: da una sconfitta può nascere la più grande vittoria.

L’ansia e poi la liberazione davanti ai maxi-schermi, la festa in città e l’abbraccio con la squadra all’Arena. La storia di una giornata che insegna qualcosa: da una sconfitta può nascere la più grande vittoria.

Il calcio ha le sue ragioni misteriose che la razionalità non ottempera. Disegna traiettorie impensabili. Come quella di quel ragazzo danese di nome Henrik Wendel, meglio noto col suo cognome: Meister. Arrivato dalla Scandinavia a 21 anni – un po’ di tempo per ambientarsi e altrettanti commenti scettici dopo prestazioni così e così – adesso entra di diritto nella memoria collettiva. Il suo gol realizzato il Primo Maggio col Frosinone vale la Serie A. I nerazzurri, infatti, per conquistare la promozione a Bari non hanno avuto bisogno di segnare neppure una rete.

Giri e giravolte, girotondi e giri della morte come ognuno di noi, in mezzo a questa festa tracotante di gioia, potrebbe raccontare. Dentro la sconfitta a Bari – che però significa promozione – c’è la vicenda personale di ogni pisano. Una storia fatta di sconfitte che a volte diventano vittorie, oppure di successi che sul momento appaiono nulla e invece ti cambiano la vita d’un tratto. La gioia nelle piccole cose, si dice. E’ così. E allora che sport meraviglioso è il calcio, che bello quando si interseca così nel profondo nell’esistenza di un essere umano. Arrigo Sacchi un giorno ebbe a direi: "Il pallone è la cosa più seria fra le cose meno importanti", a Pisa il concetto è chiaro.

Oggi finisce una vecchia storia e una nuova ha inizio. Riavvolgiamo il nostro al novantesimo minuto di Bari-Pisa, terzultima giornata di campionato di Serie B: la squadra di Inzaghi sta perdendo in Puglia, ma è ininfluente perché la Reggiana sta strapazzando lo Spezia. Più di milleduecento tifosi si sgolano al San Nicola, diecimila hanno il cuore incollato di fronte ai cinque maxischermi all’Arena prima con la pioggia poi col sole. E allora il pensiero scivola indietro nel tempo, alla narrazione che ci portiamo sulle spalle da anni. Un racconto di noi stessi romantico, a tratti nostalgico; talvolta dolcemente decadente. Ricalca il racconto della nostra grande Storia, quella con la “esse” maiuscola: la Repubblica di Pisa coraggiosa che sfidò il mare, le imprese impossibili nel Mediterraneo e la rovinosa caduta che non ha intaccato l’indipendenza e lo spirito. Calcisticamente, da 34 anni, ci raccontiamo allo stesso modo: i tempi d’oro di Romeo Anconetani sportivamente andati, lontanissimi e irripetibili e una passione che invece resiste all’insegna di una filosofia di vita. E’ più importante lottare ed esserci piuttosto che vincere.

E allora la promozione di oggi è un grande catino che tutto sopporta e ogni cosa ingloba: due fallimenti, le trasferte a Perignano e a Gavorrano, la Serie D, Pomponi e poi Petroni. Ma anche Ventura, Castillo, Favasuli e D’Angelo. Chi, in una vita passata da gregario, ha riso e chi ha pianto. Chi c’era sempre e chi all’Arena c’è stato soltanto adesso. Ma che importa? Che differenza fa? La Serie A è di tutto.

La gioia di un popolo davanti ai maxi-schermi poi è la festa in strada: le foto, i selfie, le bandiere, i cori. Gli abbracci e le lacrime. Quindi l’appuntamento – di nuovo – all’Arena per stringersi intorno alla squadra. Il sole è sceso, l’emozione no. Il giro di campo, gli applausi e le emozioni. Poi l’invasione di campo (nonostante le ripetute raccomandazioni). E’ solo l’inizio di una festa che durerà per giorni. Di una festa che attendevamo da tempo. Un po’ goliardia, un po’ carnevale. Un po’ orgoglio e tanta appartenenza. "Al posto giusto in Serie A" grida l’inno... ebbene sì: rieccoci, siamo tornati!