E’ morta a 94 anni dopo una lunga malattia, Silvia Dentella Prodi, vedova di Giovanni e cognata dell’ex premier Romano, che ha svolto praticamente tutta la sua carriera di insegnante di matematica a Porta a Lucca alla scuola media "Mazzini". Domani alle 16 nella chiesa di San Pio X a Gagno si svolgeranno i funerali celebrati quasi certamente dall’arcivescovo Giovanni Paolo Benotto come quasi sempre avviene quando si tratta di congiunti di esponenti del clero pisano. Il figlio don Sergio Prodi, è infatti il cappellano dell’ospedale di Cisanello.
Silvia Dentella Prodi era molto conosciuta nel mondo cattolico. Era la moglie di Giovanni Prodi, il matematico fratello di Romano, scomparso nel 2010 e il leader dell’Ulivo potrebbe essere presente domani alle esequie. La famiglia Prodi ha abitato per decenni a Porta a Lucca dove lei ha insegnato per molti anni alla media Mazzini. Impegnata nell’associazionismo dei professori e docenti cattolici, Uciim. Il marito fu uno dei padri degli studi sul calcolo delle probabilità, ma fu anche assessore comunale all’istruzione, incarico che svolse come puro spirito di servizio nel 1985, da tecnico prestato alla politica nell’allora giunta del sindaco Oriano Ripoli, quando il Comune era guidato dal pentapartito (Dc, Psi, Pri, Pli e Psdi): un periodo fertile per la politica pisana e durante il quale mosse i primi passi anche l’ex premier Enrico Letta, che oggi l’ha ricordata con un tweet colmo di emozione: "Si accavallano tristezza e bei ricordi - ha scritto su X l’ex leader del Pd - nell’apprendere della scomparsa della professoressa Silvia Prodi. Quante lezioni di vita in quegli anni a Pisa alle Mazzini. Una persona che ha cambiato in meglio la Scuola e la vita di tante generazioni. Enorme riconoscenza".
L’Uciim, L’unione cattolica, italiana, insegnanti, dirigenti, educatori ha celebrato a luglio i suoi 80 anni di impegno nella scuola e Silvia Dentella Prodi ne è stata a lungo protagonista avvicinando allo studio della matematica, e non solo di essa, intere generazioni di pisani che ancora oggi ne conservano un ricordo vivido e riconoscente. Gab. Mas.