
È morta ieri a 67 anni la professoressa Maria Antonella Galanti, ordinaria di Didattica e Pedagogia Speciale al Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere e da alcuni mesi responsabile scientifica del Polo Musicale del nuovo Centro per l’Innovazione e la Diffusione della Cultura dell’Università di Pisa. Personalità molto nota a Pisa per il suo impegno in vari campi della cultura e per la sensibilità verso i temi civili e le questioni cittadine, la professoressa Galanti cantava da diversi anni nel Coro dell’Università di Pisa. Dalle 9.30 di questa mattina, fino alle 19, nell’Aula Magna Storica del Palazzo della Sapienza sarà aperta la camera ardente e alle 17 si terrà la commemorazione con la partecipazione del Coro dell’Ateneo.
Maria Antonella Galanti era originaria di Montecatini Valdicecina, nata a Volterra e nel corso della sua carriera era stata responsabile del Centro di Ateneo per la diffusione della pratica e della cultura musicale, prorettrice ai Rapporti con il territorio tra 2010 e 2016 e vice direttrice del dipartimento di Filosofia tra 2004 e 2010. "Antonella era una donna tosta, tostissima", così la ricorda Alfonso Iacono, suo collega e professore ordinario di Storia della Filosofia nell’Università di Pisa. "La conoscevo dai tempi dell’università, ma soprattutto quando la militanza attiva, politica e civile, permeava la nostra vita e ci buttavamo in quello che potrei definire uno sperimentalismo sociale e che segnò l’epoca iniziata con il ’68 – prosegue Iacono -. Ci ritrovammo a Pisa nel Manifesto, il gruppo politico di Rossana Rossanda, Lucio Magri, Luigi Pintor, Luciana Castellina e Valentino Parlato. Antonella veniva da Volterra e si gettò con coraggio e generosità nelle forme di convivenza politica, personale e sociale che allora erano considerate anticonformiste e di rottura".
"In un’epoca ancora, tutto sommato, parruccona e conformista – prosegue il docente - , Antonella amava stare dalla parte del torto. Femminista, lottava con e per le donne a tutti i livelli. L’intreccio tra ideali, politica, cultura, sapere scientifico era per lei come una seconda natura che continuò anche dopo e che si tradusse suo modo di vivere l’accademia". "Il punto culminante non fu una carica accademica classica, né il posto di professore ordinario che pure la appagò; – prosegue il docente -; per lei, appassionata da sempre di musica e appartenente a una famiglia di musicisti, il punto culminante fu l’entrata nel Coro dell’Università, di cui poi divenne responsabile. Non avevo mai visto Antonella così felice. Il coro, la musica, al di là del fatto accademico, erano quella comunità in cui aveva trovato l’intreccio tra sapere, cultura, umanità che aveva cercato e già trovato all’epoca della nostra militanza negli anni ’70. Ora però con più maturità, con più leggerezza, con una felicità che finalmente poteva esprimere in un mondo che aveva conquistato e da cui si sentiva accolta".
"Come era forte in lei il senso della comunità – conclude Iacono - , altrettanto lo era quello del fare insieme. E questo con una potente forza individuale che non si è mai tradotta in individualismo. Le aule in cui insegnava erano stracolme. Non si è mai tirata indietro. Ma soprattutto per me Antonella era più che un’amica, non solo per le tante esperienze fatte insieme, ma anche perché nei momenti difficili della nostra vita ci ritrovavamo e ci sostenevamo sempre. Io c’ero sempre per lei, lei c’era sempre per me. Non solo tuttavia nei momenti difficili, anche in quelli felici. Presente anche adesso, anche se so di non potere colmare il vuoto della sua assenza".