
di Ilaria Vallerini
"Lucifero" ha fatto terra bruciata, lasciando dietro di sé una scia di olive danneggiate in modo irreversibile. Una tragedia per le piccole e medie imprese del territorio pisano che producono il cosiddetto "oro verde". Quello dell’olio extra vergine d’oliva made in Italy, infatti, è un business da 3 miliardi di euro l’anno, mentre il valore della produzione agricola è di 1,3 miliardi. Ma le previsioni per quest’anno non promettono bene. Le temperature elevate e la siccità, a causa delle sempre meno frequenti piogge, stanno mettendo a dura prova i raccolti. Sandro Albamonte (nella foto) dell’azienda Caprai di Casciana Terme-Lari racconta di un’annata andata in fumo nel giro di pochi giorni: "La nostra azienda possiede oltre 10mila alberi di olivo, dà lavoro a 8 famiglie, e produce in media 100 quintali di olio extra vergine d’oliva all’anno con vendita diretta in azienda ai privati. Le proiezioni per la raccolta di quest’anno sono pessime. L’anticiclone africano è stato la nostra più grande disgrazia: abbiamo perso il 70% del raccolto di olive, che sono bruciate, in solo quattro giorni. Una vera e propria catastrofe". Maggio, infatti, è il mese della fioritura degli olivi, "ma quest’anno le alte temperature anticipate e l’assenza di irrigazione "naturale" hanno danneggiato i fiori in modo irreparabile, così nella fase della raccolta, a settembre e ottobre, nelle reti troveremo ben poco, dobbiamo sperare nel restate 30% della produzione". A detta di Albamonte, "il cambiamento climatico e, di conseguenza, le temperature sempre più elevate sono problemi annosi che, anno dopo anno, affliggono sempre di più la produzione agricola".
Per questo è necessario prevenire le sempre più frequenti emergenze "tramite la raccolta di riserve idriche pronte per essere distribuite in caso di necessità". A rimetterci non è stato solo il settore oleario, spiega il presidente Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi. "In questa fase, a soffrire maggiormente sono i raccolti seminati in primavera. Soprattutto mais e girasole, ma anche le varietà ortofrutticole più tardive e i vitigni - afferma Filippi -. La siccità e le temperature altissime sono un mix micidiale per certe tipologie di colture che ne risentono particolarmente, poiché ne viene frenata la fase di crescita. L’emergenza climatica sta provocando anche una contrazione del 10-15% sulla raccolta di cereali e di grano, poiché il caldo eccessivo a primavera non ha favorito un buon raccolto".
"L’appello - prosegue Filippi - è di procedere con un’irrigazione dei campi responsabile e localizzata con impianti a goccia per arginare il consumo delle riserve d’acqua. È necessaria una riflessione consapevole sull’utilizzo dell’acqua piovana, di cui meno del 10% viene trattenuta. Più andremo avanti, più avremo bisogno di far fronte ad una crisi di proporzioni maggiori".