Terme di Montecatini, ultimo giorno del bando. Per salvarle servono 60 milioni

La “dead-line“ per l’aumento del capitale sociale. Avanza l’ipotesi della messa in liquidazione

Terme Tettuccio, Montecatini terme

Terme Tettuccio, Montecatini terme

Montecatini Terme, 15 settembre 2021 - Agosto aveva fatto ritrovare il sorriso agli albergatori, con la città termale di nuovo piena di turisti, quasi come ai tempi d’oro. Merito forse anche dell’effetto Unesco. Da luglio infatti Montecatini è stata inserita nei siti patrimonio dell’umanità. Ma adesso, in quello che una volta era il clou della stagione termale la città vive di ospiti occasionali.

E senza turisti Montecatini è come una bella addormentata. Per svegliarla non serve il cavaliere delle favole, alto, bello e biondo. Più prosaicamente ne occorre uno col portafoglio gonfio di euro. Ne servono sessanta milioni per acquistare le Terme. Già, perché oggi scade il bando che permette a un privato di comprarsi le Terme, finora di proprietà della Regione, azionista di maggioranza per il 64,3% il Comune di Montecatini per le restanti quote.

Fino a pochi giorni fa però alla sede della Società Terme non erano arrivate offerte. La legge Madia del 2015 ha imposto alla Regione di uscire dalla gestione della società termale, in quanto ritenuta "non strategica". In realtà la Regione ha sempre considerato le Terme di Montecatini un "impiccio" che inghiottiva risorse pubbliche.

Da qui i vari tentativi di affidare la gestione a privati. Ma finora tutti i bandi sono andati deserti. L’ultimo, del 2018, aveva visto l’interessamento di due fra i maggiori gruppi italiani del settore, quello della famiglia Quadrio Curzio e le Terme di Saturnia. Ma alla fine non c’è stata nessuna offerta.

"Il bando così formulato era insostenibile", aveva sentenziato Massimo Caputi, patron di Saturnia. Ora ci si riprova. Giocando il tutto per tutto. Mettendo a disposizione la proprietà, non la gestione. Questo spiega la richiesta dei 60 milioni. In pratica chi acquista le Terme si compra mezza città.

Ma si sobbarca anche un bel po’ di debiti. In questi anni il "rosso" dei bilanci è lievitato fino ad arrivare a una trentina di milioni, di cui due terzi con le banche. Il bando prevede un aumento di capitale di 35 milioni. Poi ce ne vogliono altri per "riposizionare e rilanciare il prodotto termale".

Magari riuscendo a completare la piscina termale progettata dall’archistar Massimiliano Fuksas alle Leopoldine, il cui cantiere è ormai fermo da oltre dieci anni. Insomma una bella sfida, per la città e per chi si appresta a investire. "L’ingresso del privato nel capitale sociale delle Terme è il miglior modo per salvarle e rilanciarle - ha detto il sindaco Luca Baroncini – . Il pubblico, comunque, resterà nell’azienda con funzioni di controllo". Del resto di alternative non sembra ce ne siano molte. Se non ci saranno offerte si andrà verso la liquidazione. Dal sogno Unesco, all’incubo.