
Mauro Scaramucci
Montecatini 29 ottobre 2015 - Dopo undici anni Mauro Scaramucci dice basta. Mette la parola fine alle vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto per via del fallimento del gruppo Vitawell, di cui è stato «dominus» fino al 2004, anno in cui è emerso il dissesto finzanziario dell’azienda. Lo fa in maniera dolorosa, scegliendo un patteggiamento a 4 anni e 3 mesi. L’udienza preliminare di ieri giunge al termine di lunghi anni di indaginni sul crac dell’azienda specializzata in cosmetici e benessere. «Volevo voltare pagina», ammette Scaramucci, che nel settore del benessere aveva creato un impero che dava lavoro a centinaia di persone.
Un colosso con fatturazioni a nove cifre. Poi, qualche operazione sbagliata, e tutto il castello è crollato. Nell’estate del 2004 era entrato nel capitale sociale delle Terme di Montecatini Terme e di Wel Net. Lo aveva fatto anche contando sul marchio Jean Klebert, una griffe acquisita in precedenza dal fondo Fineco Capital e rivelatasi poi un buco nero, senza alcun valore. Da allora sono seguiti anni di indagini e processi. Fino a ieri. «In questi undici anni – afferma Scaramucci –, ho affrontato tre processi (Perini, Montecatini, Tonic) e sono stato assolto sempre con la formula più ampia perché il fatto non sussiste.
Stavolta dovevo scegliere se continuiare a lottare e, magari, tra dieci anni, portare a casa l’ennesima “vittoria di Pirro”, oppure pagare un “riscatto” per riprendermi la mia vita e voltare pagina. Quello che vorrei sottolineare è che né io né la mia famiglia abbiamo mai sottratto alcunché o ci siamo mai appropriati di qualsiasi risorsa delle società del gruppo Vitawell, creato in oltre trent’anni di duro lavoro ed immensi sacrifici». A tal proposito, la procura di Ascoli, nella proposta di pattteggiamento della pena, evidenzia che «Mauro Scaramucci e la sua famiglia non hanno mai detenuto né detengono società, conti correnti, beni di alcun genere all’estero e non hanno distratto alcunché in loro favore, anzi hanno distrutto ogni loro avere non esitando ad impegnarlo o impiegarlo, finendo per perderlo, per il gruppo Vitawell».
«L’errore – prosegue Scaramucci – che ho commesso (quando avevo 37 anni e la disperata speranza di riuscire a salvare tutto ad ogni costo) è stato quello di tentare di tenere a galla il gruppo Vitawell nonostante il dissesto generato dalla truffa che i miei potenti ed eleganti ex soci di Fineco Capital avevano perpetrato in danno di Vitawell, con la vendita di Jean Klebert nel 2002, fatti per i quali erano già stati citati a giudizio dalla procura di Ascoli ad aprile del 2009 (poi prescritti dal tribunale di Milano)».