
Omicidio Chiesina Uzzanese (foto Goiorani)
Chiesina Uzzanese (Pistoia), 29 settembre 2021 - Lo aveva colpito alle spalle con quel coltello da caccia che portava sempre con sé, e il fratello era spirato in pochi minuti, tramortito e riverso a terra nel suo stesso sangue. Una scena terribile, a cui aveva assistito impotente l’anziana madre di 90 anni, che in quella sera si è visti portare via i suoi due figli: uno morto e l’altro arrestato dai carabinieri. Ora la giustizia ha fatto il suo corso: i giudici della Corte d’Assise di Firenze hanno condannato Narciso Zari, 69 anni, a 17 anni e sei mesi di reclusione, per l’omicidio del fratello Giuliano, di 14 anni più giovane.
La tragedia avvenne la sera del 17 maggio di un anno fa a Chiesina Uzzanese, nella casa della famiglia Zari, un’abitazione tra il complesso turistico del Don Carlos e il fiume Pescia. Erano da poco passate le 19. Narciso, disoccupato e da sempre problematico, aveva raggiunto il fratello Giuliano, che aveva finito il suo turno di lavoro come portiere d’albergo a Firenze, nella casa che l’uomo condivideva con la madre Tosca e lo aveva colpito alle spalle, senza alcun apparente motivo. La mamma si era messa tra i due, cercando di soccorrere il figlio morente, e disarmando l’altro che invece, afferrato un altro coltello, aveva colpito ancora, quel corpo ormai privo di vita. I vicini di casa erano accorsi subito, insieme ai soccorsi e ai carabinieri, ma per Giuliano non c’era già più niente da fare: i fendenti avevano reciso l’aorta e l’uomo era spirato in pochi minuti. Narciso, nel frattempo si era allontanato: era andato nella sua casa a preparare le valige, forse con l’idea di scappare o forse perché consapevole che di lì a poco lo avrebbero portato via, come è accaduto.
Una tragedia famigliare, quella dei fratelli Zari, che ha riportato alla memoria di molti i fatti avvenuti anni prima, nel 1994, quando Narciso era stato arrestato per aver lanciato una bottiglia molotov dal cavalcavia di Chiesina Uzzanese, lungo l’autostrada Firenze-Mare, e quando fu fermato per furto e per spaccio di droga. Un uomo problematico, dunque, come conferma la perizia collegiale dei consulenti d’ufficio (a firma dei dottori Marchi e Paterniti) che ha accertato il vizio parziale di mente: Narciso Zari sarebbe affetto da un disturbo della personalità paranoide che lo porta ad avere deliri continui.
Nella sua requisitoria, il pubblico ministero Giuseppe Grieco aveva chiesto la condanna a 21 anni, tenendo conto dell’aggravanti, cioè del legame famigliare con la vittima e della recidiva reiterata e non specifica, ma i giudici hanno ritenuto prevalente l’attenuante delle condizioni psichiche ed hanno disposto a fine pena, il ricovero in una Residenza esterna per la misura di sicurezza per tre anni. La sentenza è stata pronunciata lo scorso 23 settembre: l’uomo dovrà pagare anche mille euro di ammenda per il porto abusivo dell’arma. Narciso, che è difeso dall’avvocato Alessandro Mencarelli del foro di Pistoia, si trova detenuto nella casa circondariale di Pistoia dalla sera del delitto: ha accolto la sentenza con profondo disappunto, ed è in sciopero della fame da alcuni giorni.
Non ha mai negato di aver commesso il delitto, anzi, ha sempre giustificato la sua violenza con la volontà di mettere in salvo l’anziana madre dai presunti maltrattamenti del fratello, una versione che fin da subito non ha trovato riscontro, dal momento che la donna era accudita da sempre proprio dal figlio minore.