
Sette mesi da latitante, braccato dalla polizia di Stato. Stava preparando il barbecue nella sua abitazione a Massa e Cozzile, il 14 aprile 2017, il boss catanese Concetto Bonaccorsi, all’epoca dei fatti 56 anni, quando venne circondato e arrestato dagli agenti della squadra mobile di Catania, supportati dai colleghi di quella di Pistoia, all’epoca dei fatti guidata dal vicequestore Antonio Fusco.
Da vero capomafia non ha reagito all’arresto, consegnando alle forze dell’ordine, senza fare una piega. Il latitante, condannato all’ergastolo per omicidio, associazione a delinquere di stampo mafioso, e traffico di stupefacenti, non si era più presentato al carcere di Secondigliano, dove stava scontando la pena e da cui aveva ottenuto tre giorni di permesso premio. Era uno dei capi della storica famiglia del clan Cappello-Bonaccorsi, di cui rappresentava la frangia armata. Gli agenti venuti da Catania lo stavano cercando da 10 giorni in Toscana. A farlo scoprire, involontariamente, è stata la moglie, quando si è affacciata alla finestra. Un bel colpo alle presenze mafiose in Valdinievole, ma le indagini non erano ancora terminate.
Chi aveva aiutato Bonaccorsi durante il suo periodo di latitanza? La Direzione Distrettuale Antimafia ha voluto vederci chiaro anche su questo aspetto, a quando una serie di accertamenti . Ieri, nelle aule del tribunale di Pistoia, il collegio presieduto da Alessandro Buzzegoli, ha emesso la sentenza nei confronti di sei persone, rinviate a giudizio per favoreggiamento. Luciano Bongiorno e Giuseppe Coniglio, di Catania, sono stati condannati a due anni e sei mesi per questo reato, con l’attenuante del legame di parentela con Bonaccorsi, come previsto dall’articolo 384 comma 4 del Codice penale. Sono stati invece assolti, perché le prove presentate sono state giudicate insufficienti o contraddittorie, secondo l’articolo 530 comma 2 del Codice penale, Concetto Arcidiacono e Natalina Ferrani, di Montecatini, difesi dall’avvocato Marco Ammannato del foro di Firenze, Agatino D’Emanuele, e Lorenzo Cristian Monaco. Che fine ha fatto il latitante sorpreso durante la brillante operazione? Nel 2018, Concetto Bonaccorsi, convincendo anche il figlio Ignazio, suo erede designato, ha deciso di pentirsi e di iniziare a collaborare con la magistratura di Catania. Alcuni mesi fa ha rilasciato dichiarazioni in merito agli equilibri mafiosi in città, chiarendo alcune situazioni.
Daniele Bernardini