
Montecatini, 10 ottobre 2023 – Ogni singola pratica poteva valere mille, duemila euro, a seconda dei casi. Carte d’identità o passaporti di persone compiacenti che ne avrebbero, di lì a poco, denunciato lo smarrimento. Ma anche, almeno in due casi, finti atti di matrimonio, utili a poter richiedere un eventuale ricongiungimento familiare.
E’ così che la regista dell’organizzazione gestiva il traffico, poi emerso dalle indagini portate avanti dal commissariato di polizia di Montecatini, sotto la direzione del sostituto procuratore Giuseppe Grieco. I fatti risalgono al 2020. Nei guai, sono finite undici persone: la regista dell’organizzazione, pistoiese, 49 anni, già in carcere a Sollicciano, e altre dieci persone, delle province di Pistoia, Lucca, Firenze, Genova e poi un cittadino marocchino, un albanese. Tutti sono accusati, a vario titolo e in concorso tra loro, del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ieri mattina, davanti al giudice per le udienze preliminari, Patrizia Martucci, sono state avanzate le richieste di riti alternativi, patteggiamenti e riti abbreviati, per otto degli indagati, mentre due affronteranno il processo con rito ordinario.
Il giudice scioglierà la riserva il prossimo 18 ottobre. Le indagini, lo ricordiamo, sono partite nel 2021, e sono state condotte tramite intercettazioni, pedinamenti e analisi degli spostamenti alla frontiera. Secondo quanto emerso, la regista dell’organizzazione si faceva dare i documenti d’identità dai suoi complici e dietro compenso per poi rivenderli a cittadini stranieri, per garantire loro l’ingresso illegale nel territorio britannico, sostituendosi ai titolari, e così per prenotare i biglietti della nave o dell’aereo e per garantire il passaggio alla frontiera a seguito dei controlli d’identità. Una volta ceduti i documenti ai clienti stranieri, i complici dell’organizzazione procedevano poi con la denuncia di smarrimento.
In due casi la 49enne pistoiese sarebbe stata fermata dalla polizia aeroportuale londinese, mentre si stava imbarcando per rientrare in Europa, dopo aver sbrigato i suoi affari. In un’altra occasione, era stata fermata dalla Polizia di frontiera all’aeroporto di Londra Luton, in compagnia di un cittadino albanese che in quell’occasione aveva esibito una carta d’identità italiana contraffatta. Per tre degli indagati, è contestata anche la recidiva specifica.
M.V.