
di Martina Nerli
Nel cast del Città di Montecatini 2022 ritroviamo Andrea Baveresi. La partecipazione del driver montecatinese rispolvera i ricordi più belli di un ippica forse irripetibile; era il 1994 quando l’americano Uconn Don accese il parterre del Sesana vincendo una delle edizioni più entusiasmanti della storia del Città Montecatini. Tanti dopo di lui ma nessuno come lui, il campione della scuderia Vitenzo è ancora il ricordo più bello nella lunga carriera di Baveresi eppure tra le mani gli sono passati tanti buoni cavalli da Superbo Capar a Zigolo de Buty. Quest’anno Baveresi sarà al via con Ur Tab Di Azzurra (numero 1 della seconda batteria), sicuramente non sarà facile reggere il confronto con un cavallo del calibro di Vernissage Grif ma chiediamo allo stesso driver qualcosa in più: "Le chance sono davvero minime, ci siamo permessi di alzare il tiro perchè è un gran premio sulla pista di casa ma obiettivamente il massimo che possiamo raccogliere è un piazzamento. Sono comunque felicissimo, questa partecipazione è un tuffo nel passato". Il "tuo" Città di Montecatini professionalmente rappresenta un periodo d’oro: "Il 1994 è un anno indimenticabile, Uconn Don aveva sei anni e vinse tredici gran premi di fila compreso Città di Montecatini che allora si disputava in una prova unica e il Lotteria di Agnano, peccato invece per il Campionato Europeo perso al race-off". Il figlio di Super Bowl arrivò al Sesana da favorito: "Il cavallo stava andando fortissimo, già nella stagione precedente aveva sgomitato nei piani alti quindi non era la meteora di un estate ma un cavallo solido che il pubblico aveva seguito nella sua escalation. Il 1994 fu un edizione comunque tosta, ricordo che secondo arrivò Furman mentre al terzo Campo Ass, un cavallo tedesco che temevo tantissimo e tra l’altro aveva già vinto l’edizione precedente. A Montecatini l’allievo di Wevering rinunciò al bis ma Cesena era la sua pista e infatti venti giorni dopo all’Europeo si prese la rivincita. Alla fine Campo Ass vinse ben tre edizioni consecutive del gp del Savio (‘93,’94 e’95 ndr)". Da spettatore invece l’edizione più bella? "Sicuramente quella di Delfo nel 1977, mai vista così tanta gente in un ippodromo. Non avevo ancora la licenza e sognavo attaccato allo steccato come un ragazzino che crede nelle favole. L’impresa in America poi lo show mancato con la rottura in partenza e il boato di delusione del pubblico, una serata magica". Torniamo alla 70° edizione, come la vedi? "La prima batteria è più incerta e molto dipenderà dallo schema tattico che verrà fuori soprattutto in partenza mentre la mia batteria è fin troppo scontata. Salvo colpi di scena perchè anche Vernissage caratterialmente non è affidabilissimo direi che non c’è corsa, faccio fatica a trovare qualcuno così ottimista da provare a batterlo".