
L’architetto montecatinese Ruggiero (Foto omaggio)
Montecatini Terme, 6 aprile 2022 - In occasione della preparazione dell’evento promosso dal comune e dalla chiesa ortodossa romena di Montecatini era emerso il progetto una mostra al celebre museo Hermitage di San Pietroburgo che avrebbe ospitato, fra altri pezzi d’arte di grande rilievo, l’Angelo Annunciante di San Gennaro (nel comune di Capannori, ma a pochissimi chilometri da Pescia), attribuito a Leonardo da Vinci dal professor Carlo Pedretti. A promuovere l’invio della scultura lucchese era l’architetto montecatinese Oreste Ruggiero, autore di importanti recenti pubblicazioni sulla stessa opera cinquecentesca.

Di questa mostra – chiediamo a Ruggiero – non siamo poi riusciti ad avere ulteriori notizie. Probabilmente perché i programmi sono saltati a seguito delle vicende in corso?
"La mostra ha il titolo “La scultura fiorentina del ‘400“ e la richiesta di partecipazione delle opere presenti nella pieve di San Gennaro era stata accolta nell’ambito della mostra al Museo Hermitage su richiesta-protocollo dell’arcidiocesi di Lucca, della stessa pieve di San Gennaro e del Centro Leo-Lev di Vinci per il quale dal 2018 al 2021 ho coordinato il restauro eseguito dall’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e la mostra in quel Centro. Sarebbe stata una grande opportunità per l’ulteriore divulgazione, approfondimenti e valorizzazione di queste opere"
Lei parla di opere, quindi non solo del famoso Angelo Annunciante di San Gennaro. A causa delle difficoltà sopraggiunte anche dei rapporti culturali fra Italia e Russia la mostra non si è più fatta?
"Purtroppo l’Angelo di San Gennaro, che anch’io pur con alcune differenze rispetto a Pedretti ritengo appartenga alla mano di Leonardo e mi ha spinto a seguirne le vicende per anni, non è ancora così noto nel mondo. Le opere sono due, perché finalmente è emerso – e quando lo ipotizzai, questo fu accolto con molta insofferenza – che almeno dal 1646 l’Angelo era allestito come gruppo scultoreo dell’Annunciazione assieme a una meravigliosa scultura in terracotta policroma di Madonna del Parto, vestita e con molti riferimenti stilistici a quella di Monterchi di Piero della Francesca. Questo ha appassionato me e il direttore della sezione Arte occidentale dell’Hermitage, il professor Sergej Androsov".
Quindi un’occasione purtroppo perduta per far conoscere in un museo così importante due opere del nostro territorio ed esposte assieme ad altre di autori noti della scultura fiorentina.
"Avevo lavorato al catalogo generale, realizzato dal curatore della mostra Sergej Androsov, per la parte relativa all’Angelo di San Gennaro e alla Madonna del Parto, con un mio studio specifico e l’illustrazione della storia del restauro eseguito dall’Opificio su incarico e finanziamento del Centro Leo-Lev. Era tutto pronto per la pubblicazione. Ma le due sculture, senza entrare nello specifico, non sono partite per San Pietroburgo, nonostante fossero già presenti all’Hermitage opere di Lorenzo Ghiberti, Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino, Benedetto da Maiano, i Della Robbia e Andrea del Verrocchio, il maestro di Leonardo".
Non c’è stata la mostra e questo sta a significare che anche per la cultura fra Italia e Russia i ponti sono interrotti?
"Non è andata così, e aggiungo per fortuna rispetto alla preziosa necessità di dialogare, pur da diversi punti di vista e ciascuno con la propria identità, su ogni argomento e ancora di più attraverso la cultura che sa inquadrare gli eventi nel loro contesto più ampio e talvolta, anche se spesso inascoltata soprattutto dalla politica e dall’economia, dichiararne anticipatamente gli effetti, così da agire prima e non dopo. Il direttore generale dell’Hermitage Mikhail Piotrovsky ha affermato in un suo articolo apparso su tutti i giornali del mondo che “i ponti della cultura si fanno saltare in aria per ultimi” e ha rispettato con coerenza quanto ha affermato".
A cosa si riferisce, se le sculture di San Gennaro non sono state inviate all’Hermitage?
"E’ stata una sorpresa anche per me. La mostra della Scultura fiorentina del ‘400 ha avuto luogo, anche perché molte opere erano già presenti all’Hermitage. Piotrovsky e il curatore della mostra Sergej Androsov hanno deciso di proiettare il video che ho loro inoltrato sulle due sculture di San Gennaro, completo della fase di restauro del nostro Opificio delle Pietre Dure; quindi le due opere con il mio testo sono state inserite nel catalogo della mostra".
Ha qualche documentazione?
"Ho il catalogo della mostra che mi è stato inviato, con una bella immagine della Pieve di San Gennaro e delle due straordinarie sculture. Ma non solo: nella seconda pagina il curatore ha ritenuto d’inserire, come avevo indicato, la mappa eseguita da Leonardo con le indicazioni di San Gennaro e Collodi. Mi auguro che presto possano esserci le condizioni affinché il popolo russo, e non solo, possa venire a visitare questi luoghi unici e altrettanto noi le unicità artistiche del Museo Hermitage".
Lei crede che la cultura possa essere davvero un elemento che consenta di superare momenti tragici come questo?
"Essere illusi è da sciocchi, ma continuare a sperare e farsi animare comunque dall’entusiasmo è saggio e doveroso. Certo che quando sento affermare divieti rabbiosi nei confronti dell’opera universale di Dostoevskij perché russo (e quei soggetti Leonardo li definirebbe “omini grossi, solo un sacco dove si riceva il cibo e donde esso esca”), la speranza va un po’ a scemare, per rimanere in linea anche col verbo adatto per tali affermazioni. Ma è giusto continuare, si deve continuare. Comunque a quei personaggi suggerisco – oggi su internet le informazioni sono aperte a tutti, basta volerlo oltre lo spazio dedicato ai social – di leggere il Discorso su Puskin del 1880 pronunciato Dostoevskij; conoscerlo e capirlo avrebbe consentito “forse” un indirizzo e un epilogo diverso agli eventi di questi ultimi anni".