
Voli di fantasia di Antonio Guarnieri "Acqua, sirene e il genio di Rodin"
di Riccardo Jannello
Maestro Guarnieri...
"Per carità, non mi chiami così. Io ho ancora molto da imparare e continuo a studiare. Sono solo Antonio...".
Allora Antonio, nella sua pregevole mostra in corso al Mug2 fino a domenica (apertura dal venerdì ore 21-23) spiccano due temi, l’acqua e il volo: che cosa sono per lei?
"L’acqua è per me l’elemento emblematico, rappresenta il fluire come il fiume di Eraclito; un fluire costante delle nostre sensazioni, del pensiero, delle emozioni del nostro vissuto".
E Icaro?
"Beh, il volo è il bisogno innato di staccarmi da tutto quello che è terreno e poter arrivare all’aldilà. Quella sensazione di sospensione che si ripete anche in alcune altre opere come i bronzi, come la grande Sirena che si appoggia su una pietra. Il mio è uno sfizio tecnico per fare appoggiare un bronzo solo su un punto minimo proprio perché ho bisogno di sospensione, di leggerezza. Io leggo le mie opere, tutte, in questo senso".
Leggerezza ed equilibrio...
"Sì, quello bisogna sempre averlo, come per le figure che guardano verso l’alto, le gambe delle terracotte, tutti artifici per cercare un punto di appoggio che sia piccolo, che sostenga le sculture, ma allo stesso tempo le faccia essere aeree".
Antonio, parlava di aldilà: che cosa è nella sua poetica?
"La trascendenza, sinteticamente tutto ciò che non è materiale e che voglio rappresentare dovendo usare cose reali".
La sua formazione artistica come si è sviluppata? Lei è nato in Argentina...
"Penso sia una tendenza innata e anche se all’inizio sono scappato dalla mia vocazione alle fine ho dovuto ammettere che quella erano le arti visive. Mi sono formato nella mia terra, a Mendoza, più di mille chilometri a ovest di Buenos Aires, dove c’è la più importante università del Sud America per le belle arti. Lì mi sono laureato e poi per la specializzazione ho scelto un’altra strada".
Quali artisti l’hanno forgiata?
"Indubbiamente sono stato invogliato nel mio percorso dagli artisti italiani: mi sono formato sull’arte classica, sul Rinascimento, ma poi per una mia tendenza intuitiva ho seguito i manieristi per le loro figure in movimento. Il mio santo tutelare è El Greco con la sua pittura quasi immaterica con la quale risolve le figure come fossero fiammate. Lui mi ha lasciato da ragazzo una grande impronta".
E nella scultura?
"Come non pensare a Michelangelo, il genio assoluto. Ma io trovo aderenza in Rodin e nel pathos che mi trasmette con le sue figure non perfette".
Sente le sue origini italiane?
"Sì, il mio cognome le tradisce, mio padre e mia madre erano di
famiglie originarie del barese, di Locorotondo".
Però ha scelto di vivere a Firenze... come mai?
"L’ho conosciuta la prima volta che sono venuto in Europa, nel 1980. Per chi studia arte è una città irrinunciabile. Avevo previsto di fermarmi 5 giorni invece rimasi dodici, con il progetto di tornarci. E infatti dal 1984 ci vivo e ne godo".
Ha detto che continua a studiare: come?
"Visito tutti i musei e le mostre che posso e l’Italia è il luogo al mondo che offre più occasioni. Da ogni artista cerco di cogliere un insegnamento. Adesso sto studiando Tintoretto e il suo senso della gravità, per farlo mi reco spesso nella sua Venezia: conoscendo le città si capiscono molte cose dei loro artisti".