
Un piano per la costa. Le strategie di Gaia per la depurazione e per tutelare il mare
Il Piano strategico di costa per l’area servita da Gaia che va dal confine con la Liguria fino a Viareggio è entrato di fatto nella fase di progettazione ma anche di sperimentazione, mettendo al centro fra i casi di studio proprio il bacino che afferisce al fosso del Brugiano, a Massa. L’obiettivo è una gestione migliore sia della fognatura nera, quella che raccoglie scarichi domestici e industriali, sia della fognatura bianca, che raccoglie invece le acque piovane. Una missione complicata ma essenziale anche per evitare il sovraccarico dei depuratori e soprattutto per impedire all’inquinamento di raggiungere il mare, dove ogni anno si registrano casi di divieti di balneazione. Gaia gestisce oltre 2mila chilometri di reti e collettori fognari, 1.200 nella costa apuoversiliese. La rete è stata ampliata fra 2016 e 2023 ma non basta perché le fognature bianche, gestite dai Comuni, sono poco conosciute e mappate e pure quelle nere non sono a tenuta stagna. Così, quando piove in maniera intensa, le acque meteoriche finiscono dentro la fognatura nera e da qui ai depuratori andando a creare malfunzionamenti o ad attivare bypass di scarico nei fossi. Nei fatti non si realizza una completa separazione tra acque meteoriche e acque reflue. Inoltre nella fognatura nera si infiltrano pure le acque che arrivano dal drenaggio dei terreni e dalla falda che si solleva quando piove.
Quanto incide? Gli studi di Gaia dimostrano che di fatto ogni due ‘litri’ che entrano nei depuratori, quasi la metà sono acque parassite, il 43,5%. Di queste, il 14,9% è acqua piovana, il 28,6% è imputabile alla falda o ad altri fattori. Ed ecco a cosa serve prima di tutto il Piano strategico di costa come prima emergenza: defiinire le zone di infiltrazione delle acque meteoriche e programmare gli interventi necessari. Gli interventi andranno dal controllo e dalla gestione delle acque pluviali che evitino infiltrazioni, massimizzandone il riuso, sistemi di drenaggio urbano sostenibile come pavimentazioni semipermeabili, opere di raccolta e di laminazione anche sotterranee nei punti di maggiore impatto, vasche per il contenimento del carico inquinante e pure condotte sottomarine per l’allontanamento dei volumi eccedenti ad una certa distanza dalla riva, che consentano di sfruttare le ulteriori capacità autodepurative e di disinfezione del mare, giusto per citarne alcuni. Tutto complesso e in fase di studio e che richiederà ingenti risorse ancora da trovare.