REDAZIONE MASSA CARRARA

Teatro De Caro... non è vero ma ci crede

Dall’11 al 13 va in scena al Guglielmi la tradizione napoletana con una storia dal gusto molto contemporaneo

Teatro De Caro... non è vero ma ci crede

Tre giorni intensi da trascorrere in compagnia della verve e della comicità senza tempo di Enzo De Caro, che si prepara a portare in scena al Teatro Guglielmi – dall’11 al 13 aprile con inizio sempre alle 21 – lo spettacolo dal titolo “Non è vero ma ci credo“. L’opera è di Peppino De Filippo e la regia è di Leo Muscato. Quest’ultimo propone la pièce rispettando i canoni della tradizione del teatro napoletano, ma dando alla storia un sapore più contemporaneo. Una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri dai nomi improbabili che sono in qualche modo versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. Il protagonista dello spettacolo assomiglia tanto ad alcuni personaggi di Molière, che De Filippo amava molto.

L’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano, vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. La sua vita è diventata un inferno perché vede segni funesti ovunque: nella gente che incontra, nella corrispondenza che trova sulla scrivania, nei sogni che fa di notte. Forse teme che qualcuno o qualcosa possa minacciare l’impero economico che è riuscito a mettere in piedi con tanti sacrifici.

Qualunque cosa, anche la più banale, lo manda in crisi. Chi gli sta accanto non sa più come approcciarlo. La moglie e la figlia sono sull’orlo di una crisi di nervi; non possono uscire di casa perché lui glielo impedisce. Anche i suoi dipendenti sono stanchi di tollerare assurde manie ossessive. A un certo punto le sue fisime oltrepassano la soglia del ridicolo: licenzia il suo dipendente Malvurio solo perché è convinto che porti sfortuna.

L’uomo minaccia di denunciarlo, portarlo in tribunale e intentare una causa per calunnia. Sembra il preambolo di una tragedia, ma siamo in una commedia che fa morir dal ridere. E infatti sulla soglia del suo ufficio appare Sammaria, un giovane in cerca di lavoro. Sembra intelligente, gioviale e preparato, ma il commendator Savastano è attratto da un’altra qualità di quel giovane: la sua gobba. Da qui partono una serie di eventi paradossali ed esilaranti che vedranno al centro della vicenda la credulità del povero commendator Savastano.

Peppino De Filippo aveva ambientato la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni ’30 del secolo scorso. Luigi aveva poi posticipato l’ambientazione una ventina di anni più avanti. Ora viene seguita questa sua intuizione, avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri: la storia è infatti ambientata in una Napoli targata anni ’80 – un po’ tragicomica e surreale – all’interno della quale convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona. Per informazioni e biglietteria si può contattare lo 0585 41678 (int. 1) oppure scrivere una mail all’indirizzo di posta elettronica [email protected]