
Chi lascia il marito, chi i genitori, chi non lascia nessuno perché ha già perso tutti: stamani alle 8 la Life Support di Emergency attraccherà alla banchina Taliercio per fare scendere i 29 passeggeri, tra cui tre donne e un bambino di due anni. Sono i migranti soccorsi dalla Life Support in acque internazionali, nell’area di ricerca e soccorso libica. Il gruppo era salpato da Sabratah, in Libia, nella notte di sabato. Anche stavolta si parla di persone con alle spalle un forte vissuto, fatto di violenza e soprusi, in particolare per le donne, spesso vittime di violenza sessuale prima e dopo il viaggio verso un porto sicuro. Un carico umano fatto di persone coraggiose, o come nel caso della donna che viaggia con il bambino di due anni, un viaggio per assicurare un futuro al proprio figlio.
"Il padre di mio figlio ora è in Libia – ha racconta la donna di 22 anni proveniente dall’Eritrea e soccorsa assieme al figlio di 2 anni –. Volevamo mettere in salvo il piccolo N. da quell’inferno, ma non avevamo i soldi per pagare il viaggio per tre. Ci siamo detti che nostro figlio doveva studiare e non vivere in un Paese dove la gente si uccide per strada. Il mio amore si è sacrificato. Ora ho paura che non ci rivedremo mai più". Un viaggio verso un porto sicuro troppo lungo. "Il governo italiano ci ha assegnato un porto distante 662 miglia e circa 70 ore di navigazione dal luogo del soccorso – ha scritto Albert Mayordomo, capomissione della Life Support, in un comunicato –. È una scelta politica: è assurdo punire chi salva vite sulla rotta migratoria più letale al mondo, il Mediterraneo centrale. Qui, solo nel 2023, sono morte in media quasi 7 persone al giorno e sono oltre 5.000 le persone riportate nei lager libici da parte della cosiddetta guardia costiera libica". Una volta sbarcati a Marina di Carrara partirà la macchina dell’accoglienza guidata dalla prefettura, che prevede dopo un primo riconoscimento a bordo il trasferimento nei padiglioni del complesso fieristico della Imm. A Carrarafiere i migranti saranno accompagnati per il secondo riconoscimento, poi riceveranno le cure mediche se necessarie, per le donne è prevista una visita ginecologica, anche nell’ottica di capire se sono state vittime di violenza sessuale. E poi tutti verso il centro di accoglienza destinato ad ognuno di loro, dove potranno ricostruirsi un futuro lontano dall’inferno della loro terra di origine.