REDAZIONE MASSA CARRARA

"Scelte surreali sui beni culturali Non toccate il Museo del marmo"

Le critiche dell’archeologo Enrico Dolci, ideatore della struttura, alla scelta del trasloco a Palazzo Pisani

La “rivoluzione” nei musei di Carrara? Tutta sbagliata, "surreale" per Enrico Dolci, archeologo e storico dell’arte specializzato in Marmologia Archeologica e Artistica, già titolare della cattedra di Beni Culturali e Ambientali all’Accademia e socio effettivo della Deputazione di Storia Patria. Era stato lui, a suo tempo, a ideare e mettere in piedi il Museo Civico del Marmo per conto del Comune. Dura ora la sua critica alle scelte della giunta Cinquestelle, a partire da quella di "smembrare il Museo Civico del Marmo progettando un suo assurdo trasferimento in Palazzo Pisani in centro a Carrara, una dimora seicentesca articolata su tre piani e dotata di spazi interni non ampi, assolutamente inadatta ad accogliere un museo con i materiali e le caratteristiche del museo civico". E ricorda "le tre sezioni dedicate all’artigianato artistico del marmo messe in magazzino per fare posto ad una serie di mostre di arte contemporanea organizzate dall’attuale assessore al cultura, collaboratrice della precedente amministrazione", che nessuno ha più rimesso al loro posto.

Critico Enrico Dolci anche sull’"ambizioso progetto" di illustrare i rapporti tra Carrara e Michelangelo a Villa Fabbricotti: "in realtà non si è realizzato un vero museo che, per essere tale deve avere una struttura articolata su più servizi e materiali originali di sua competenza, oggetti fisici di rilevante interesse inerenti il tema di fondo del museo stesso. Si è realizzato solo un centro di documentazione con pannelli illustrativi e materiali ben lontani dal tema prefissato come un gruppo dei tribolati gessi dell’Accademia di Belle Arti (che attendono da sempre un’adeguata sistemazione) e addirittura pezzi provenienti dalla scenografia di un film recentemente realizzato sul Buonarroti". "E infatti – continua – Villa Fabbricotti sta funzionando come sede di costosissime mostre temporanee che per un vero museo dovrebbero essere estensione delle attività di base e non l’unica". Del Carmi ritiene sbagliata anche la sede: "Troppo lontana dal centro, di difficile accesso non solo per i turisti ma anche per i carraresi. Meglio sarebbe stato – sostiene – creare alla Padula una struttura collegata con i sottostanti laboratori di scultura dell’Accademia, magari un campus per gli studenti stranieri". Ma il Carmi appena inaugurato è diventato però “museo di interesse regionale”.

Dalle critiche di Dolci non si salva il Centro Arti Plastiche trasformato in Mudac. "L’intenzione, da quanto si è potuto capire, è di ridurre lo spazio dedicato all’esposizione delle opere di proprietà comunale per lasciare l’intero piano terra disponibile per mostre temporanee – spiega –. Tralasciando il fatto, non secondario, che l’ex convento di San Francesco è assolutamente inadeguato ad ospitare arte contemporanea, vale la pena sottolineare come tutte queste operazioni tendenti ad “innovare” i musei di Carrara in realtà risentano di una spiccata mentalità di tipo privatistico-personale tutta mirata al presente, al creativo, all’estemporaneo e totalmente priva del senso del pubblico servizio. Una mentalità in contrasto con lo scopo primario della funzione museale pubblica che dovrebbe essere quello dell’acquisizione e del potenziamento dei materiali storici di competenza mediante acquisti e donazioni. Questo vale soprattutto per una città come Carrara che, a dispetto dell’enorme millenaria produzione scultorea, è poverissima di contenitori di opere d’arte, sia privati che ancora di più pubblici. Con l’eccezione del patrimonio artistico dell’Accademia di Belle Arti che però non può continuare in eterno a fare da tappabuchi per le esigenze effimere della creatività del momento!"

Dolci descrive come "surreale" la situazione dei beni culturali di pubblica proprietà per l’archeologo, "enfatizzata" dal Museo Civico del Marmo, l’unico senza un direttore. "Forse si temeva che ciò intralciasse i futuri progetti di smembramento?", è il dubbio e sottolinea come la struttura, nata nel 1982 "per tutelare e valorizzare la cultura del marmo, ha una sede storica prestigiosa, spazi interni ed esterni idonei alla sua funzione ed è di comoda fruizione anche per i flussi turistici".

Definisce "ben gestita da Nausicaa" la struttura di viale XX Settembre che accoglie l’importante biblioteca della Camera di Commercio: "una vera miniera di materiali di studio che bene si affianca al sottostante museo" che, sostiene, " è impostata come un vero museo con reception, ufficio di direzione, biblioteca, postazione informatica, sala conferenze, magazzini". E lì, oltre ai molti materiali in parte "stipati in magazzino", c’è "anche la più importante raccolta europea di semilavorati marmorei di interesse archeologico provenienti da un unico contesto produttivo: quello della cave che un tempo furono dei lunensi e oggi sono di Carrara". Chiude con un sollecito: "Cari amministratori, vogliamo proporlo come museo di interesse nazionale?"