
"Il revenge porn è un tema importante, ma di cui pochi sanno parlare". È intervenuta così l’avvocato Claudia Volpi, vice presidente della Camera penale e presidente di Ondif Massa Carrara, al convegno su ‘Revenge porn, dall’amore alla rete’, in cui si è discusso dell’utilità – ma anche delle lacune – dell’introduzione di questo nuovo reato. Il commissario capo della Polizia postale e delle comunicazioni Francesco Verducci ha spiegato come la pandemia abbia aggravato una situazione già critica, che già prima del Covid copriva "più della metà dei reati di cui si occupava la Postale". Il motivo di ciò, secondo le psicologhe Giulia Panesi e Ilaria Di Matteo, risiede nel ritiro sociale provocato dalle restrizioni: "C’è stata una iperconnessione, soprattutto nei più giovani, - ha sottolineato Panesi – che ha fatto sì che molti adolescenti non distinguessero più fra reale e virtuale. In questo modo si sono trasformate anche molte abitudini e molte relazioni: ora si ama in modo narcisistico perché è più importante ciò che l’altro valorizza di noi".
"La violenza del revenge porn serve a imporre la propria egemonia nella relazione, seppur online. A praticare questo tipo di violenza sono soprattutto i maschi, che tendono a ‘vendicarsi’ nei confronti dell’ex partner diffondendone immagini private". Chi commette questo reato è solito mascherare le proprie debolezze con un atteggiamento forte, che può talvolta portare le vittime al suicidio: "Non ci si rende conto dei danni che si possono provocare diffondendo immagini private di qualcuno – ha continuato Di Matteo – e anche le vittime fanno fatica a parlarne". Sono poi intervenuti anche la professoressa Emma Venafro, docente di criminologia e diritto penale dell’Università di Pisa, e i Gip del tribunale di Massa Marta Baldasseroni e Dario Berrino, che hanno sottolineato le difficoltà, da parte di chi giudica, ad inquadrare questo tipo di condotta: "Chi commette questo reato– ha detto Berrino – può avere vari fini. Prima dell’introduzione di questo nuovo reato si usavano articoli inerenti lo stalking e la violazione della privacy, legati alla diffusione di immagini sensibili. Il nuovo articolo, però, lascia diversi dubbi". A conclusione dell’evento è intervenuto anche l’assistente capo della Postale Gianluca Lucchesi, che ha spiegato le procedure seguite dalla polizia giudiziaria in caso di denuncia, sottolineando le difficoltà legate alla collaborazione con i vari social network: "Dobbiamo rivolgerci ai providers per avere accesso ai profili di chi ha commesso il reato, ma spesso ciò risulta impossibile. Ci sono molti gestori di social che vogliono garantire il totale anonimato ai propri clienti, come nel caso di Telegram o Tiktok".
Alessandro Salvetti