
Maria Bassi
Lunigiana, 2 aprile 2015 - Quando non c'era Mastro Lindo le tradizionali pulizie di Pasqua si facevano con tanto “ unto di gomito ” e molta sapienza casalinga. L’appuntamento annuale costituiva per le super nonne di Lunigiana un “ arruolamento in pulizia ” . La casa era rivoltata come un calzino a caccia di polvere, ragnatele, macchie e sudiciume. L’igiene un po’ trascurat a durante il corso dell’inverno esplodeva nel periodo quaresimale con l’arrivo delle prime giornate di sole quando le finestre potevano rimanere spalancate. S i spostavano i mobili e si spolveravano con il piumino di penne d’anatra, si trattavano co l petrolio rosso, antitarlo allora in voga , e si lucidavano con cera vergine. «Anche i quadri venivano tirati giù dai chiodi e le tele passate con patate crude mentre le cornici si spennellavano con olio di lino » .
Maria Bassi, maestra di sartoria e stilista, appassionata di tradizioni e memorie , conserva a il ricordo delle pulizie di primavera e delle tecniche che la madre e la nonna mettevano in pratica : «L’arrivo della Pasqua era un appuntamento a cui le donne di casa si preparavano attentamente, i tappeti si stendevano sul terrazzo , si sfregavano con la crusca e poi si battevano. Le seggiole di paglia venivano lavate con acqua bollente e poste ad asciugare al sole, in questo modo l’intreccio tornava teso , poi si spennellava con olio di cedro o succo di limone per evitare le screpolature. Per far risplendere vetri e specchi, la nonna usava una ricetta “ segreta ” tramandatale dallabisnonna : mezzo litro d’acqua bollente , tre cucchiai d’aceto e 50 grammi di “ bianco di Spagna ” . La soluzione era portentosa. “ Rami ” , pentole e casseruole tornavano a splendere con la sabbia del fiume. E le pareti delle camere? Con una canna sulla cima della quale veniva legato un panno si toglievano le ragnatele , l e macchie venivano strofinate con mollica di pane.
Chi aveva la tappezzeria usava l’amido di mais e la spazzola. I pavimenti si nett a vano a colpi di ramazza dopo aver spruzzato acqua in abbondanza per non sollevare polvere. Poi si disinfettavano con una soluzione di sale e acido solforico e si sciacquava con soda caustica. Contro topi , cimici, pulci, pidocchi, mosche e zanzare le nonne di Lunigiana utilizzavano rimedi antichi . Contro le mosche asi spargeva nelle stanze il vischio bagnato nel latte, contro le cimici dei pagliericci acido fenico e per gli scarafaggi trappole con scodelle di vino rosso. Arrivava poi il momento del bucato. Quello di primavera era impegnativo : occorreva lavare tutta la biancheria che in inverno non si era potuta mettere a bagno. In una botte si disponevano i capi dalle pezzature più piccole a quelle più grandi e poi il tutto veniva coperto con un telo su cui si spargeva cenere di legna e litri d ’ acqua bollente. Dopo un po’ l’acqua sporca veniva evacuata attraverso il foro della botte e l’operazione si ripeteva sino adun liquido di risulta pulito. N atalino Benacci