REDAZIONE MASSA CARRARA

Pacifisti ai Fratelli Cristiani. La versione di Moni Ovadia: "Netanyahu va fermato"

La crisi palestinese nell’incontro con l’artista, Ali Rashid e Vincenzo Calò. Il vescovo Mario Vaccari: "Le guerre sono sempre ingiuste. Occorre il dialogo".

Pacifisti ai Fratelli Cristiani. La versione di Moni Ovadia: "Netanyahu va fermato"

La guerra in Palestina, le sue conseguenze devastanti sulla popolazione civile e come arrivare alla pace. Temi importanti quelli trattati da Moni Ovadia nell’incontro andato in scena lunedì sera al Teatro dei Fratelli Cristiani assieme al vescovo Mario Vaccari, ad Ali Rashid, già primo segretario della Delegazione generale palestinese in Italia, a Vincenzo Calò, della segreteria nazionale Anpi, e a Giancarlo Albori, coordinatore dell’evento. L’attore, regista e attivista per i diritti umani li ha toccati a fondo con il suo solito fervore, senza risparmiare critiche al governo Netanyahu e alla "sua propaganda sionista", ai media, "che dalla caduta del Partito Comunista hanno portato avanti una sarabanda revisionista che ha criminalizzato il comunismo e riabilitato il fascismo", a "certe sinistre da cabaret che hanno accettato questo clima".

Interrogato da Giuditta Sborgi, Ovadia ha spiegato quanto sia difficile oggi parlare di certe tematiche senza essere accusati di antisemitismo; poi ha lanciato un appello alla resistenza e alla pace: "Sono ebreo – ha detto – e ho dedicato molti anni della mia vita alla cultura ebraica. Ciononostante vengo additato come antisemita. Sono le accuse di chi non ha argomentazioni: l’antisemitismo è una piaga ed è l’odio per quello che gli ebrei sono non per quello che fanno. L’antisionismo è la condanna alle uccisioni perpetrate nei confronti dei palestinesi e infatti molti ebrei sono antisionisti. Dobbiamo far sentire le nostre voci".

"Dobbiamo fare nostro il dolore delle vittime, da qualunque parte esse siano", è stato invece il monito del vescovo Vaccari, che ha invitato tutti "a uscire dalle zone di comfort" e i potenti a intraprendere la strada del dialogo "guardandosi in faccia e cercando di capire le opinioni dell’altro, poiché nel catechismo continua a esistere il pensiero della guerra giusta ma da tempo anche i papi hanno detto che le guerre sono sempre ingiuste e che le armi sono talmente devastanti che si offende anche quando ci si difende".

Della Resistenza dei partigiani ha invece parlato Calò, rispondendo a Maria Rosa Tornaboni: "I partigiani hanno lottato per un mondo migliore. Non dobbiamo dimenticarlo né ignorare che la Costituzione recita che l’Italia ripudia la guerra. Tuttavia il nostro Paese invia navi nel Mar Rosso e investe negli armamenti. La guerra è in tutto questo e non dobbiamo abituarci a quest’idea perché l’indifferenza ci porta a pensare che noi non c’entriamo. Bisogna continuare a pensare che esistono le persone oltre ai governi e che sono queste a subire le decisioni".

Rispondendo ad Angelica Gatti, infine, Rashid ha accostato la resistenza partigiana a quella del popolo palestinese, per il quale da sempre "esistere è resistere". "Noi palestinesi – ha sottolineato – non possiamo rinunciare al sogno di vivere in libertà, così come non hanno voluto rinunciarci i partigiani. Netanyahu parla di ‘vittoria finale’ e per me somiglia molto alla ‘soluzione finale’ promossa dai nazisti. Vivo con la speranza che la comunità internazionale riesca a imporre un cessate il fuoco, ma ogni sera mi accorgo che si vuole imporre un’altra volontà. Però vedo anche una reazione da parte dell’opinione pubblica".

Alessandro Salvetti