DANIELE ROSI
Cronaca

’Open Arms’ bloccata in porto "La gente muore e noi siamo qui..."

Parla il primo ufficiale della ong fermata e sanzionata per il mancato rispetto della legge Piantedosi

’Open Arms’ bloccata in porto "La gente muore e noi siamo qui..."

di Daniele Rosi

"Non possiamo muovere la nave e non sarà quindi possibile salvare altre persone nel Mediterraneo". E’ sconsolato il primo ufficiale della Open Arms, Angelo Selim, che riassume molto bene quello che al momento è l’umore a bordo della ong, bloccata da martedì al porto per un fermo amministrativo deciso dalle autorità, oltre a 10mila euro di multa per il mancato rispetto della legge Piantedosi sulle procedure di salvataggio. Una delusione forte, cocente, per un equipaggio che del soccorso in mare ne ha fatto una passione e un fatto etico, prima ancora che una missione di salvataggio, con la consapevolezza che, per almeno una ventina di giorni, la ong non potrà muoversi dalla banchina. La Open Arms è ormeggiata in porto, con il profilo della nave ben visibile anche passando semplicemente sul viale da Verrazzano di fronte all’ingresso di Levante. Se però martedì intorno alla nave si era creata, come in ogni sbarco, una piccola cittadella con gazebi, auto, forze dell’ordine, transenne, operatori sanitari e volontari, adesso intorno alla ong è calato il silenzio della banchina.

A muoversi sono di nuovo i camion che entrano ed escono dall’ingresso di Levante, con sullo sfondo il profilo della nave, e l’equipaggio al suo interno. Una situazione che nelle ultime ore ha agitato il mondo politico, con dichiarazioni soprattutto in casa Pd affinché la nave torni al più presto a svolgere il suo ruolo. E proprio un deputato del Pd, Marco Simiani, ieri insieme alla sindaca Serena Arrighi, alla vicesindaca Roberta Crudeli e al segretario del partito Gianluca Brizzi, ha fatto visita all’equipaggio. Simiani ha espresso solidarietà all’equipaggio, annunciando una prossima interrogazione parlamentare per affrontare proprio l’argomento delle ong e delle normative che regolamentano l’attività in mare. Normative che, stando a una post di ieri della Open Arms su Facebook, a volte sembrerebbero andare incontro a delle interpretazioni, o zone grigie: "in mare le norme sembrano non avere più alcun valore, a volte ci chiedono di fare le veci della Guardia Costiera, permettendo 7 soccorsi in un solo giorno, altre ci fermano e ci sanzionano".

Il riferimento velato del post è probabilmente verso la legge Piantedosi, che regolamenta l’attività di soccorso delle navi umanitarie introducendo dei requisiti da rispettare. Se vengono meno, scatta una sanzione e il fermo amministrativo. A ricostruire le frenetiche ore del viaggio verso Marina è stato quindi il primo ufficiale della Open Arms, Angelo Selim. "Stavamo pattugliando la zona ovest di Tripoli quando abbiamo ricevuto una richiesta di soccorso per un gommone in condizioni critiche. Dopo il primo salvataggio, come indicato da Roma ci siamo recati verso Carrara, ma durante la navigazione abbiamo ricevuto notizia di un altro mezzo in difficoltà, con 132 persone a bordo. Abbiamo comunicato a Roma la cosa, e ci hanno suggerito di recarci diretti su Carrara, dicendoci che altri mezzi se ne sarebbero occupati, poi non ci è stata data nessun’altra informazione. Abbiamo poi trovato quest’mbarcazione che stava riempiendosi di acqua, e verificato il suo stato precario, abbiamo deciso per il soccorso". All’arrivo a Marina sono poi stati interrogati per diverse ore Selim, il capo missione e il comandante della ong. Nel frattempo dopo la visita del deputato del Pd Marco Simiani, giunge anche l’appello del segretario regionale del partito Emiliano Fossi. "Saremo presto a Marina per portare la nostra solidarietà".