Omessa denuncia e favoreggiamento. Assoluzione per tre tecnici di Arpat

L’inchiesta era partita nel 2018 e portata avanti dalla guardia costiera. Ieri mattina la sentenza in primo grado

Omessa denuncia e favoreggiamento. Assoluzione per  tre tecnici di Arpat

Omessa denuncia e favoreggiamento. Assoluzione per tre tecnici di Arpat

di Alfredo Marchetti

Tre tecnici Arpat, Giuliano Corsini, Marco Bertolini e Olinto Marchi erano accusati di non aver denunciato reati e di aver favorito aziende locali durante controlli antinquinamento: non era vero. Al primo veniva contestata l’illiceità di cinque accessi ispettivi, di quattro al secondo e di uno all’ultimo. L’indagine era partita su impulso di un esposto contro il personale dell’Arpat e il fascicolo, originariamente, era in mano all’ex procuratore capo Aldo Giubilaro.

All’epoca partirono le perquisizioni negli uffici di Arpat Massa e la Capitaneria di Porto sequestrò faldoni di documentazione inerente tutta l’attività ispettiva svolta dall’ente negli anni dal 2015 al 2018. Bertolini e Corsini erano accusati di aver accertato uno scarico di acque reflue industriali privo di autorizzazioni nella ditta Coseluc di Massa e di non averlo denunciato, oltre che aver commesso falso ideologico perché avevano dichiarato, all’epoca, che l’azienda lavorava a ciclo chiuso.

Un altro episodio contestato ai due risale al dicembre 2015, quando i tecnici avrebbero accertato nell’azienda Mdm di Carrara, uno scarico di acque reflue industriali privo di autorizzazione: secondo l’accusa i due avevano omesso di dichiararlo e di trasmettere la notizia di reato alla Procura. Stessa contestazione era stata fatta anche per il sopralluogo effettuato dai due alla Siac di Luni. Erano inoltre accusati di non aver trasmetto alla Procura il verbale di accertamento svolto nella ditta Doganella graniti di Carrara dove si ipotizzava la presenza di rifiuti non pericolosi a ottobre 2015.

Marchi e Corsini erano accusati, invece, di non aver segnalato alla magistratura uno scarico di acque reflue industriali privo di autorizzazione e l’abbandono di rifiuti imputabile alla ditta Cimoli Carla di Licciana Nardi, già assolta dalla contestazione. Nel corso del processo, la difesa, ovvero i legali Valentina Ramacciotti, Giovanni Maria Altadonna e Luca Pietrini, è riuscita a demolire l’impianto accusatorio prospettato dalle indagini della Capitaneria.

Le numerose produzioni documentali rese dalle difese e i rilievi fatti in udienza ai testimoni escussi hanno evidenziato chiaramente la prova dell’innocenza dei tre imputati e il giudice Garofalo ha pronunciato così sentenza di assoluzione, mettendo la parola fine a una inchiesta iniziata ormai quattro anni fa.