
di Laura Sacchetti
"A ve legge la mè", un’iniziativa in omaggio al dialetto massese, che è stata organizzata dallo storico apuano Franco Frediani e dall’esperto di storia locale e del teatro dialettale Fabio Cristiani, nonché attore e autore di sceneggiati in lingua nostrana, in collaborazione con il quotidiano La Nazione. "A ve legge la mè" è stata la proposta per avvicinare le persone a cimentarsi in rime dialettali, versi che sono stati pubblicati dal nostro giornale e che nel pomeriggio di sabato sono stati recitati dagli stessi autori nel parco dei Quercioli a Massa, che è, appunto, dedicato alla poesia in dialetto massese. Dodici autori per dodici poesie, con l’obiettivo di tener vivo il dialetto massese.
Alla manifestazione, in memoria di Edilio Bellè, noto autore locale che del dialetto massese fu maestro e impareggiabile interprete, scomparso recentemente, è intervenuto un pubblico numeroso. "Il poetare nell’idioma nostrano – scrive Fabio Cristiani – è sempre stata la cifra di ogni Comunità fin da tempi remoti. Anche la nostra Massa si è sempre caratterizzata da questa propensione a verseggiare, coinvolgendo tutte le sue classi sociali, dai contadini della campagna ai borghesi urbani. E il comporre poesie, sui più svariati argomenti, faceva quasi sempre il paio col declamarle davanti ad un uditorio, che spaziava dalle aie delle case coloniche, magari durante lavori collettivi come la "sgranera" (sgranatura del mais) o la vendemmia, o nei salotti dei palazzi cittadini. Lo spirito del "certame poetico" fa parte della linfa socio-culturale della nostra terra ed è bene che Franco Frediani ne abbia rimesso in circolo la sua essenza con questa iniziativa, per ridare vitalità alla nostra comunità Massese".
Il parco pubblico dei Quercioli, proprio di fronte al Santuario, è stato dedicato alla poesia in dialetto. Infatti Frediani negli ultimi anni si è impegnato per far installare tre monumenti in omaggio a tre celebri massesi autori di versi in dialetto. C’è una stele con incisa la poesia di Marcello Betti, medico che per due volte fu sindaco di Massa, "Ch’al scighe la pèggia". Un altro monolite è dedicato a Ubaldo Bellugi, drammaturgo e poeta, con la poesia "Primavera de Massa" e sulla terza stele è incisa la poesia "Inno a Massa", scritta nel maggio del 1957 da Decimo Del Fiandra. "Il dialetto è qualcosa che – come ha sottolineato Fabio Cristiani, che ha presentato l’iniziativa – unisce una comunità, è la nostra "lingua madre", ed è importante tenerla viva. Grazie a tutti coloro che hanno aderito alla proposta dell’amico Franco Frediani".
La prima autrice a leggere i suoi versi è stata Giancarla Babboni con la poesia "Impression…d’un fantetto del ponto". La seconda poesia "La mimosa", dedicata a tutte le donne, è stata composta dal giovane Filippo Badiali. Carlo Alberto Bernieri ha letto la sua "Settembre". "Ai me tempi" di Guglielmo Bertilorenzi è stata recitata da Fabio Cristiani. "El giornalo", la quinta in ordine di lettura, di Pierpaolo Bigi e "Una giornata come tutte", scritta da Emilio Ceccarelli è stata interpretata da Bruno Cantoni. Poi è seguita la poesia di Dino Eschini "Battì dal barilo" e Mario Ricciardi ha letto la poesia di Roberto Fenili (Robè della Rocca) dal titolo "I groton". In ordine alfabetico si sono succedute "San Francesco i ringrazie" di Paolo Milani, "Vita de cantina" di Giorgio Parolini, "El bà, el camin e…Dante Alighiero" di Silvano Ronchieri e infine "La mè Massa" di Silvano Simonini.
Ha chiuso il pomeriggio Franco Frediani ringraziando tutti i partecipanti, il nostro giornale che ha pubblicato i versi in dialetto, e ha ribadito che grazie a queste iniziative si può mantenere vivo il nostro dialetto che è una ricchezza per l’intera collettività.