
Massa Carrara, 7 ottobre 2023 – E’ scampato a un naufragio ma è morto poco dopo per un infarto, quando credeva di aver trovato la salvezza in un centro di accoglienza di Villafranca. La storia di Yaser Thane Alrshedat parte dalla Siria, terra mutilata dal conflitto poi da un sisma, da una bomba che lo ferisce, dalla ricerca di cure oltremare. Era uno dei tanti sbarcati sulle coste per seguire il sogno europeo che lui aveva raggiunto mercoledì quando è sceso dalla Open Arms a Marina di Carrara. "Sorrideva dopo aver messo piede in Italia – racconta il fratello Mouatz di 27 anni che lo ha accompagnato nella traversata –, scesi dalla nave avevamo raggiunto l’Europa con l’obiettivo di curare quella gamba ferita da un’esplosione".
La battaglia di Yaser è iniziata in Siria dove una guerra civile ormai decennale sta decimando la popolazione con i dati dell’Osservatorio per i diritti umani che parlano di mezzo milione di morti e una delle cause maggiori di decessi tra i civili sono le mine antiuomo e le bombe inesplose. Sembra sia stata propria una bomba a malformare la gamba del 53enne Yaser, autista di professione ma costretto a fermarsi dopo l’incidente. Così, attraversando il deserto, si era messo in viaggio verso la Libia, porto di imbarco dove i trafficanti gli hanno chiesto soldi in cambio della traversata. Lui ha pagato due ‘biglietti’ con i risparmi, uno anche per il fratello di 27 anni che lo ha accompagnato, poi sono saliti su una piccola barca insieme a una trentina di persone e hanno preso il largo. Il 53enne e Mouatz sono riusciti ad arrivare in acque internazionali finché non sono stati recuperati dall’equipaggio della Open Arms il 30 settembre.
“Interminabili ore in mezzo al mare – racconta il fratello di Yaser –, sotto al sole, in una piccola barca tutti ammassati fino a quando la nave della Ong ci ha soccorsi e si è riaperta la speranza di un futuro". Così sono saliti a bordo e in quella navigazione alla ricerca di cure necessarie per la sua gamba il 53enne siriano ripensa alla famiglia, a sua moglie e ai 6 figli rimasti in Siria. I risparmi non bastavano per pagare i trafficanti per tutti, così la famiglia è rimasta là in attesa di un suo ritorno. Passano i giorni, quattro per l’esattezza il tempo necessario per raggiungere lo scalo apuano. Una volta sbarcati sono stati portati a CarraraFiere per le prime visite e l’identificazione. Yaser era stanco, affaticato dal viaggio ma l’idea di ricevere delle cure lo aveva tirato su di morale.
“Dopo essere stati identificati e visitati ci hanno trasferiti in una struttura a Villafranca Lunigiana – racconta il 27enne –. Abbiamo cenato insieme ad altri, alcuni erano arrivati con noi e altri erano già lì. Mio fratello raccontava a tutti della Siria della sua famiglia di quelle terre oppresse dalla guerra, lo ascoltavamo. Ma sono stati giorni difficili per tutti, eravamo molto stanchi e siamo andati a letto. Verso l’una di notte Yaser mi ha svegliato dicendomi che aveva un un forte dolore al petto, poi ha detto che aveva bisogno d’aria ed è uscito fuori, non riusciva a respirare per il dolore. Così gli operatori della struttura hanno subito avvertito il 118 ma lui è crollato a terra". Appena arrivati i sanitari hanno effettuato il massaggio cardiaco ma per Yaser non c’è stato niente da fare: è morto appena raggiunta l’Europa per curarsi come sognava ma senza avere il tempo di viverlo. Viste le difficoltà a portare la salma in patria, il funerale di Yaser avverrà in Italia.