MARIA NUDI
Cronaca

Cacciatore ucciso, la moglie: "Per la morte del mio Riccardo nessuno ha colpa"

Dopo la morte di Serra, il giovane cacciatore morto per un colpo di fucile, la moglie Romina parla con gli amici e il parroco

Il corpo dello sfortunato cacciatore portato via dal bosco teatro della tragedia

Carrara, 23 ottobre 2020 - L’autopsia sulla salma di Riccardo Serra, ucciso mercoledì durante una battuta di caccia al cinghiale nel Comune di Fivizzano, fornirà le risposte necessarie per ricostruire con la massima precisione la dinamica della tragedia.

L’esame autoptico è stato disposto dalla Procura che ha aperto ufficialmente un fascicolo per omicidio colposo. Al cacciatore ottantenne, compagno di squadra della vittima, è stato immediatamente sequestrato il fucile con quale ha sparato. Oltre all’autopsia su Riccardo Serra, l’autorità giudiziaria ha anche disposto ulteriori accertamenti sulla carcassa del cinghiale. Verifiche minuziose che dovranno stabilire anche la traittoria del colpo, dove è stato colpito l’animale. Una serie di dati che saranno utili agli inquirenti per ricostruire nella maniera più dettagliata possibile cosa sia successo in quei pochi attimi a mezzogiorno di mercoledì quando quella che avrebbe dovuto essere una battuta di caccia al cinchiale vissuta in una atmosfera di amicizia e convivialità, si è trasformata in una tragedia che ha distrutto due famiglie. Intanto a Bonascola gli amici di Riccardo Serra, che avrebbe compiuto 40 anni il prossimo 24 novembre, si sono stretti intorno alla moglie Romina, al figlio Alessio e ai genitori.

Due famiglie, quelle di Riccardo Serra e della moglie Romina, lacerate da un dolore incontenibile che non può essere descritto a parole. Un dolore vissuto con dignità e grande generosità e rispetto nei confronti del compagno di squadra ottantenne che ha sparato. La moglie di Riccardo Serra ha sussurrato alle persone più care "Non attribuisco colpa a nessuno" dimostrando generosità di sentimenti e valori etici e cristiani. Vicino alle famiglie di Riccardo Serra in questi momenti di grande dolore è anche il parroco della chiesa Madonna del Cavatore don Piero Albanesi che conosce bene i familiari.

"Riccardo - racconta don Piero - era una persona generosa, capace di avere rapporti umani forti e duraturi. Generoso e disponibile con tutti, con un cuore grande. Una persona vitale, allegra, disposta ad avere rapporti con il mondo. Appassionato della caccia, ma anche profondamente rispettoso degli animali. Era iscritto alla lega contro gli animali abbandonati. Era una persona che ha lasciato ricordi indelebili. Sono sicuro che il giorno in cui lo saluteremo lo scenario covid 19 provocherà disagi perché saranno tanti, tantissimi gli amici che vorranno salutarlo e stringersi intorno ai familiari. Il dolore di queate famiglie è lacerante, ma lo vivono con compostezza senza alcun sentimento di vendetta, di rancore e di risentimento per cosa è successo e per chi ha sparato".

Don Piero Albanesi in questi momenti drammatici si è intrattenuto anche con Alessio, il figlio di Riccardo Serra. Un bambino “speciale“, appassionato di sport come il genitore al quale lo accomuna quel sentimento di vita allegro e gioioso, quella immagine della vita generosa che a mezzogiorno di un mercoledì di autunno è stata lacerata da una tragedia assurda. Un incidente, dicono gli investigatori con parole semplici, “sfortunato“ che avrebb e potuto avere forse un epilogo diverso e meno grave. Ma così non è stato: un destino beffardo ha scombinato le carte di quella che avrebbe dovuto essere una mattina di gioia e di convivialità. Ora invece la battuta di caccia al cinghiale è diventatata una tragedia ed un fascicolo giudiziario per omicidio colposo.