REDAZIONE MASSA CARRARA

Moroder e Dall’O in... ’Transito’. Sculture e dipinti svelano l’invisibile

Oggi il vernissage dell’esposizione al Museo Diocesano per celebrare l’intreccio tra classico e moderno

Moroder e Dall’O in... ’Transito’. Sculture e dipinti svelano l’invisibile

Un percorso espositivo che comprende 11 sculture di Walter Moroder, 3 sculture e 8 dipinti di Arnold Mario Dall’O. E’ la mostra “Transito”, che sarà esposta al Museo Diocesano di Massa da oggi – vernissage alle 21.15 – al 6 ottobre, realizzata in collaborazione con l’associazione Quattro Coronati e la direzione scientifica di Daniele Lucchesi. Ennesima tappa di un percorso che da qualche anno vede il Museo impegnato nel mettere a confronto arte antica (il museo conserva, tra le altre, pregevoli opere di Jacopo della Quercia (1374–1438), Felice Palma (1583–1625), Agostino Ghirlanda (1550–1588), e linguaggi contemporanei.

Il “transito“ del titolo allude a una condizione che oltrepassando la concezione d’instabilità e quella di stanzialità fisica e percettiva, aderisce idealmente a un’attitudine “nomade”, che predispone l’artista a un’osservazione dinamica, in divenire, che si affranca dai canoni circadiani e dai connessi parametri spaziali e temporali. Entrambi conferiscono alla pittura e alla scultura - arti dello spazio - connotazioni che si estendono alla sfera del tempo, invitando all’utilizzo di fonemi come durata e processo. Le figure plastiche di Walter Moroder, in una posizione di attesa, frutto di un sincretismo stilistico arcaico debitore delle tradizioni occidentali ma anche asiatiche, sudamericane e africane, si affrancano dalla dimensione celebrativa ed encomiastica della scultura classica. Le opere dell’artista altoatesino sono caratterizzate dall’orizzontalità partecipativa che coinvolge la realtà e pone l’osservatore nello stesso contesto paradigmatico, rinunciando a piedistalli e plinti, optando per un’ideale anti-monumentalità. Arnold Mario Dall’O con estrema capacità di analisi e sintesi unite a un’ammirevole perizia tecnica, reinterpreta la coda lunga del Postmodernismo, rifiutando l’ancoraggio a uno stile riconoscibile e reiterato a favore di una libertà espressiva e a un punto di vista in transito. Dall’O conferisce il potere all’immagine e al suo produttore, scegliendo immagini “neutre”, decontestualizzate, spesso prelevate dal web, e prive di pertinenza narrativa una volta prelevate dal loro luogo di appartenenza. "Dall’O e Moroder – spiega Daniele Lucchesi - continuano a scandagliare e tradurre in forme interpretabili, quei territori dell’invisibile - rendendoli visibili - dove non si deposita la polvere, perché in continuo movimento, sempre nuovi per alimentare uno sguardo vergine incline alla stupefazione e alla meraviglia".