
"Minacce al principale". Assolto un camionista
"Ti ammazzo, ti faccio a pezzi. Ti faccio chiudere la ditta, ovunque ti trovo giuro che ti spezzo le gambe". Sembra che abbia detto questo al suo datore di lavoro, un autotrasportatore accusato di per minaccia aggravata e possesso d’arma non giustificato. Nell’estate del 2022 il camionista, di 55 anni, rientrato da una trasferta, nel piazzale della ditta di trasporti, si è ritrovato faccia a faccia con il datore. Quest’ultimo avrebbe chiesto di firmare dei documenti: da qui il rifiuto e il diverbio. Da questo è nato un primo scontro verbale fino a quando il titolare della ditta non è salito sul camion per prendere le chiavi. A quel punto la lite si è trasferita in cabina dove il datore dice di essere stato aggredito con un coltello. Sul posto anche la moglie e la cognata del titolare, anche loro dipendenti della ditta, che hanno cercato di sedare gli animi avvertendo le autorità. Si delineano così i due reati, a carico dell’autotrasportatore, di minaccia aggravata e possesso d’arma non giustificato con condanna richiesta dal Pm Elena Marcheschi. "Nel frattempo il dipendente – spiega Alberto Rimmaudo, legale del 55enne – ha accettato di non fare più parte di questa azienda. La ditta lo paga, viene risolto il rapporto di lavoro in sede sindacale e ritirate le rispettive querele". Anche l’imputato aveva fatto denuncia per lesioni. Intanto sul porto d’arma non giustificato, Rimaudo speiga che "il mio assistito viveva sul camion. Lì aveva le posate per i pasti. Nel parapiglia in cabina è venuto fuori il coltello ma non è stato poi utilizzato". A quel punto è caduta l’aggravante e la Giudice Antonella Basilone ha dato atto che c’era la remissione della querela, da qui l’assoluzione.
P.P.