
E’ in prima linea, come sempre in questi casi, il Cif (Centro italiano femminile) di Carrara. "Il nostro centro – spiega la presidente Francesca Menconi – è stato attivato fin da subito e ci siamo mossi sia come centro antiviolenza che come servizi sociali. In questi casi il primo e più importante aspetto da considerare riguarda l’accoglienza umana, quella che bisogna avere nei confronti della vittima che si rivolge al centro. Dobbiamo cercare di entrare nella vicenda in punta di piedi, mettendo al centro di tutta la nostra azione quello che è successo alla persona che ci troviamo davanti".
Il Cif ha messo a disposizione della giovane berlinese tutto il supporto legale e psicologico possibile. "La macchina – prosegue Menconi – si è messa in modo e abbiamo iniziato a rapportarci con la ragazza per capire cosa sia successo quella sera. Per riuscirci cerchiamo di porre sempre domande aperte, in modo che sia la vittima ad articolare i pensieri, a dire quello che si sente di dire a tacere il resto. Inutile, in questi casi, fare domande troppo precise: non c’è bisogno di un interrogatorio, visto che quando si ha a che fare con casi di violenza sessuale la vittima un interrogatorio l’ha già subito dalle forze dell’ordine".
"Quindi – prosegue la presidente – si cerca di essere il più possibile empatici, ascoltando il racconto e le paure e avendo rispetto dei silenzi, che anche in questo caso sono stati molto lunghi. L’obiettivo è quello di far sentire alla donna che le siamo vicini e che abbiamo grande rispetto del suo dolore e della sua paura".
In questo caso, a complicare le cose, ci si è messa anche la barriera linguistica, visto che la vittima è di nazionalità tedesca. "Abbiamo parlato a lungo in inglese
– le parole di Menconi – e ho cercato di farle sentire la vicinanza mia e di tutto il centro. Non abbiamo avuto particolari difficoltà perché ci troviamo davanti a una giovane molto colta, che parla un ottimo inglese. In alternativa il centro ha a disposizione una mediatrice culturale che parla correntemente arabo e francese ed è quindi in grado di rapportarsi con moltissime etnie e nazionalità"
Ma come si fa a entrare in empatia con una donna vittima di violenza sessuale? "Come dicevo – conclude – bisogna lasciarla parlare, permetterle di sfogarsi e di tirare fuori i suoi sentimenti. Poi c’è un aspetto indispensabile, ovvero quello di farle capire che, comunque sia partita la cosa, non è mai colpa della donna, perché nessun uomo si deve permettere di oltrepassare il limite, il no. Spesso le ragazze ci chiedono cosa avrebbero potuto fare di più o di diverso. E noi dobbiamo rassicurarle anche in questo senso".
Adesso, fanno sapere dal centro, la ragazza si trova in una struttura protetta ed è probabile che farà ritorno in Germania subito dopo l’incidente probatorio.
Davide Costa