
Massese, scontro tra Gerini e tifosi . Il patron pronto a lasciare la società
E’ andata purtroppo oltre la mera cronaca calcistica la partita di domenica tra Massese e Pro Livorno. Nel dopo gara, infatti, il presidente Antonio Gerini nel corso di un confronto con gli ultras è stato oggetto non soltanto di attacchi verbali ma anche di un contatto fisico. Non si è trattato di una vera e propria aggressione ma di un gesto comunque censurabile di un tifoso, poi dileguatosi tra la folla, che alle sue spalle gli ha premuto per un istante le mani sul capo. Gerini, che aveva lasciato lo stadio prima della fine della partita deluso ed arrabbiato per la prestazione della sua squadra, era ritornato suoi propri passi dopo la richiesta di un faccia a faccia da parte degli ultras. L’azionista unico della Massese non si è sottratto al chiarimento ma nonostante gli animi surriscaldati non poteva aspettarsi certo un epilogo del genere.
"Ci sono dei confini che non si possono e non si devono oltrepassare – ha spiegato il massimo dirigente zebrato –. Sono il primo ad essere amareggiato della sconfitta della Massese ma non posso accettare certi comportamenti. Non mi sono mai sottratto al confronto ma purché si mantenga su modi civili e pacati. Mi dispiace per il 90% dei tifosi che non è così ma non ci si può permettere neanche di sfiorare un presidente. E’ logico che se si tocca chi è al vertice della piramide poi ci possano essere anche delle conseguenze".
In queste ultime ore Gerini è incerto sul da farsi; qualche tifoso gli ha anche intimato di andarsene. Le sue intenzioni potrebbero essere comunicate a breve attraverso una lettera aperta. "Se devo venire allo stadio assieme alla mia famiglia e rischiare di essere aggredito nonostante sia l’unico a mettere soldi nella Massese è chiaro che ci debba pensare sopra. Io sono innamorato della Massese. Per me venire a vedere la partita era un piacere sin da bambino. Ora è uno stacco dal lavoro perché sono sempre fuori casa. Se deve diventare motivo di pericolo per me e la mia famiglia, anche no. Mi sono presentato davanti ai tifosi quando potevo rimanere a casa. Io non sono un “rambo“ che reagisce di fronte a cento tifosi ma neanche uno che si merita certi trattamenti. Gli insulti li posso anche accettare, le mani addosso no. Posso rischiare di prendere un pugno da dietro o peggio perché abbiamo perso una partita di calcio? Siamo alla pazzia...".
"In giro ci sono le guerre – prosegue il patron bianconero – io sono qui per caso perché avrei dovuto partire per lavoro ma sto ritardando per il conflitto in Israele. La Massese la mantengo con quello. Non sono qui per guadagnarci sopra o speculare. Sono da solo, senza sponsor. Sono tra i presidenti che hanno speso di più in categoria. La squadra l’ho fatta con dei giocatori dal curriculum importante non con degli scappati di casa. Non sono cieco e so che abbiamo fatto una figuraccia. Sono il primo a rammaricarmene perché sono io che pago questi giocatori. Se non vanno prenderò provvedimenti e ci saranno delle ripercussioni ma non posso accettare attacchi violenti".