
Cosimo Ferri
Carrara, 12 dicembre 2018 - Sull'appello del sindaco Francesco De Pasquale che gli chiede di intervenire per un fondo di solidarietà per i cavatori sospesi dall’articolo 58 bis sugli sforamenti, l’onorevole Cosimo Ferri richiama l’amministrazione ai propri doveri e si augura «una stagione di confronto che sviluppi la filiera e l’economia». In una lettera a De Pasquale, Ferri, condividendo la necessità di un fondo per i lavoratori, sostiene che «per essere credibili occorre attivarsi ad ognilivello, per trovare adeguate coperture e non ho compreso i contenuti e la fattibilità della sua proposta». Ricordando poi la legge 35, Ferri scrive che «occorre semplificare, sburocratizzare e al contempo, però, chiedere più rispetto per ambiente e sicurezza del lavoro. In questo il Comune non può limitarsi a prendere atto della legge regionale ignorando l’obbligo, che la stessa legge attribuisce, di modificare cava per cava le planimetrie e individuare il nuovo perimetro autorizzato. Non può scaricare questa responsabilità in capo alle imprese sollevandosi da ogni onere. L’art. 58 bis crea dubbi interpretativi ed è utile aprire un dibattito. Giustissimo punire chi sbaglia, ma devono essere chiare e ben definite le regole, tenendo conto dell’attività peculiare di chi estrae marmo. ’ difficile applicare criteri propri dell’edilizia alle cave. Non si può sospendere l’autorizzazione e, quindi, l’intera attività di un’impresa in caso di una difformità in una sola area. Al primo comma è previsto che il Comune sospenda l’attività per la sola area, mentre al secondo si estende la sospensione a tutta l’attività dell’impresa. Ancora, chi conosce il mondo delle cave e lavora nell’estrazione sa bene come non si possa prevedere in anticipo quanto materiale lapideo possa essere estratto. In natura non esistono previsioni esatte. Consideriamo, inoltre, il progetto di messa in sicurezza previsto dalla norma: in caso di violazione l’impresa può sanare richiedendo per l’area difforme un nuovo piano di coltivazione. In sostanza, nella stessa cava potremmo addirittura avere due o più piani di coltivazione. Ciascuna azienda dovrà moltiplicare i documenti di sicurezza, gli adempimenti burocratici, i regolamenti. Il Comune – conclude Ferri – non può ignorare l’obbligo di modificare planimetrie e individuare il nuovo perimetro autorizzato. Non può scaricare questa responsabilità in capo alle imprese sollevandosi da ogni onere».