Un libro da tempo esaurito e quindi cercato freneticamente anche sui mercatini dell’antiquariato, ha visto finalmente una ristampa approdata in questi giorni in libreria. Si tratta del volumetto “Magia Religione e classi subalterne in Lunigiana“ di Riccardo Boggi, edito nel 1977, che l’autore ha deciso di ripresentare assieme a nove racconti inediti dedicati a personaggi del mondo contadino che hanno avuto a che fare con i riti della medicina popolare. Questa edizione ha ora un nuovo titolo: “Ciel sereno, terra scura – racconti di segnature, paure e un saggio ritrovato“. Il libro era una fotografia anni Settanta sugli antichi saperi delle donne dei segni. Quando di fronte alla burocrazia, all’insoddisfazione e ai costi della medicina ufficiale si riapriva il sipario sulla terapeutica alternativa. I rimedi della nonna e della cultura contadina tornavano a essere un punto di approdo per le speranze dei malati che per risolvere i loro guai fisici, spesso fonti di insicurezza e di angoscia si appellavano all’omeopatia, alle antiche proprietà curative delle erbe o addirittura ai guaritori. La sfiducia nella medicina "politicamente corretta" si coniugava alla ricerca della diversità. Un ponte lanciato verso il mistero per ritrovare certezze di fronte al disincanto provocato da un sistema sanitario che doveva ripensare se stesso. E l’altra medicina vantava in Lunigiana una grande tradizione che veniva riscoperta attraverso un sempre più diffuso utilizzo dei rimedi naturali.
Al centro c’erano anziane donne, depositarie di formule a rituali tramandati, che non facevano della magia una professione. Il saggio di Riccardo Boggi, presentato nei giorni scorsi alle Stanze del Teatro della Rosa da Caterina Rapetti e Lucia Baracchini di fronte ad una folta platea di pubblico, esamina le ragioni della persistenza della magia in Lunigiana, area periferica di confine dove si registrano incontri di culture diverse. E presenta una classificazione critica delle forme del magico nel suo intrecciarsi con i nuovi ritmi dello sviluppo socioeconomico del territorio. Un posto dove la magia costituisce sempre una potente alternativa, là dove la scienza mostra i suoi limiti. Si parla delle feste religiose allora molto frequentate, dai fuochi rituali di Filattiera e Villafranca ai pellegrinaggi alla Madonna del Gaggio e alla Madonna del Monte. Ci sono racconti che ancora conservavano il ricordo di una sorta di anticlericalismo frutto degli scontri dei primi decenni del ’900. La sezione più curiosa è quella delle formule di guarigione per i diversi mali: fuoco di sant’Antonio, storta, vermi dei bambini e l’intramontabile malocchio. I nove racconti inediti sono dedicati a personaggi reali, come la “Moncastra“, che hanno rivelato all’autore le parole dei riti di guarigione, e sono narrazioni arricchite da una serie di disegni dell’architetto Anna Kunitz.
Natalino Benacci