
Si combattè, a una manciata di giorni dal 25 aprile 1945, quella che gli storici definiscono ’l’ultima battaglia della Lunigiana’ nel territorio di Fivizzano. Teatro degli scontri, fra nazifascisti e Alleati, fu la borgata di San Terenzo Monti, paese martire in cui, dal 17 agosto al 3 settembre 1944, 170 civili furono uccisi per vendetta dal 16° Battaglione SS del maggiore Walter Reder. Nonostante questo pesante tributo di sangue, nella primavera del ‘45, la sorte si accanì ancora sulla popolazione locale, in quanto San Terenzo venne prescelto, per la sua posizione geografica, come baluardo difensivo strategico dal Comando germanico per fermare l’avanzata delle truppe alleate che venivano dal versante carrarese (Montignoso, Massa e Carrara erano già state liberate) per intercettare e chiudere in una sacca la 148ª Divisione di fanteria tedesca del generale Fretter, forte di 15mila uomini, in ritirata dalla Garfagnana. Questa unità tedesca era alla disperata ricerca dell’unico valico appenninico ancora aperto, quello della Cisa, per raggiungere il nord e rientrare in Austria e Germania.
Per fermare l’avanzata dei ’Nisei’, speciale reparto dell’esercito americano composto da soldati di origine e tratti somatici asiatici, figli di immigrati giapponesi e hawayani, le truppe germaniche e i fascisti di Salò allestirono trincee e camminamenti sul Colle Musatello, l’irta collina alta circa 700 metri di fronte l’abitato di San Terenzo. Per alcuni giorni, si susseguono attacchi e contrattacchi, anche all’arma bianca. Poi i Nisei ricevono i rinforzi di mortai e artiglierie, armi decisive che ’polverizzano’ gli avversari, di cui verrà ritrovato solo il cinturone di un ufficiale tedesco insanguinato.
A quel punto le forze nazifasciste si ritirano e si trincerano all’interno del paese, che contava allora oltre 600 abitanti, da dove continuano la loro ostinata difesa. Il borgo di San Terenzo fu sottoposto a un ininterrotto cannonneggiamento da parte degli americani che, incuranti della presenza di centinaia di civili inermi, spararono con l’artiglieria campale dal primo pomeriggio del 22 fino all’alba del 23 aprile. Una valanga di fuoco che provocò molti morti e feriti e ridusse in polvere molte abitazioni. Poi, alle 9 nella mattinata del 23 aprile, la Compagnia E dei Nisei, con in testa il sottotenente Daniel Inouye, attraversò il fiume Pesciola e risalì il colle di San Terenzo all’assalto di tedeschi e repubblichini. Inouye, ferito gravemente a un braccio (che poi perderà), con stoicismo guidò i suoi uomini che, combattendo casa per casa, riusciranno ad avere la meglio. I n azifascisti, solo nella località La Piastra, conteranno 40 morti e 135 prigionieri. Era la fine della guerra in Lunigiana e nella nostra provincia.
Daniel Inouye, rientrato in America, intraprese la carriera politica. Pluridecorato per meriti di guerra, il 3 gennaio 1963 venne eletto senatore per le Haway, incarico che mantiene fino al 28 giugno del 2010 quando viene eletto presidente del Senato degli Stati Uniti. E’ scomparso il 17 dicembre del 2012. Per tutta la vita ha conservato il ricordo dell’ultima battaglia della Lunigiana.
Roberto Oligeri