
Le ripetute fughe dall’inferno alla ricerca di un futuro migliore
Sono storie alla deriva quelle raccolte a bordo della Open Arms, cariche di paura e mosse dal coraggio. Sono 94 i minori non accompagnati sbarcati ieri al porto apuano, ai quali le famiglie hanno pagato il ‘biglietto’ di sola andata verso il sogno europeo. Un’età media di 16 anni in mano una felpa e il foglio identificativo: la loro rivoluzione parte da qua, da un nuovo inizio. Loro sono i giovani, più della metà in questo sbarco, quelli che sono stanchi di sottomettersi a dittature e guerre e cercano passando dal mare, il percorso più difficile ma l’unico percorribile. Delle 188mila persone sbarcate in Italia dall’inizio dell’anno il 12% sono minori non accompagnati - secondo i dati dell’agenzia Onu per i rifugiati - e il valore cresce a ogni sbarco. Così le storie si intrecciano nei tentativi per lasciare la Libia, dove spesso vengono intercettati e riportati indietro. Ma loro ci riprovano per 4 o 5 volte fino a quando non scorgono all’orizzonte la chiglia delle Ong e lì sorridono. Anche il 16enne Mohamed ha tirato un respiro di sollievo il 30 settembre quando ha visto la Open Arms, lui che ha raccontato ai volontari: "sono scappato dalla guerra in Siria e ho provato ad affrontare per ben 3 volte il viaggio ma sempre sono stato catturato dalla Guardia Costiera libica e imprigionato. Durante il secondo tentativo la piccola imbarcazione è affondata, davanti a me sono morte 5 persone tra cui due bambini". Anche Jomaa ha 16 anni ed è salito a bordo della nave della Ong spagnola dopo essere fuggito dal Gambia, un piccola striscia nell’Africa occidentale "sono stato incarcerato in Libia e torturato in prigione. Questo era il mio quarto tentativo e ce l’ho fatta". Poi c’è Sohaib di 16 anni che ha raccontato ai mediatori che ha lasciato la Siria nel 2013 con la famiglia "a causa della guerra abbiamo raggiunto il Libano, in cerca di una vita migliore. Il 13 aprile ho deciso il viaggio in Libia per raggiungere l’Europa. In Libia sono stato catturato e costretto a pagare 800 dollari per uscire dai centri di detenzione prima a Tobruch e poi Tripoli. Nel primo tentativo sono rimasto più di 15 ore in mare, un aereo ha identificato l’imbarcazione e ha avvisato la cosiddetta guardia costiera libica che ci ha intercettato. Siamo stati riportati a Tripoli e chiusi di nuovo in prigione, ci ho riprovato qualche giorno dopo, pagando di nuovo. Sulla spiaggia eravamo pronti a partire, insieme a me anche anziani e bambini. Proprio mentre cercavamo di lasciare la costa siamo stati colpiti, cosi siamo scappati per poi nasconderci sulle montagne".