
La verità sulla marmettola. Finisce sotto accusa l’intero mondo delle cave
Lo studio effettuato dal Cnr fra 2000 e 2002 usando dei traccianti e trappole ha dimostrato "che anche cave di marmo privo di fratture possono inquinare le sorgenti, a seguito del dilavamento operato dalle piogge, scorrimento superficiale nei torrenti e, da qui, infiltrazione e percorso sotterraneo carsico fino alle sorgenti. Sebbene le acque superficiali scorrano ognuna nel suo bacino, una volta infiltratesi si riuniscono in una falda comune". All’interno della comunicazione inviata dal Ministero dell’ambiente a Comune di Carrara, Provincia e Regione Toscana non c’è solo il riassunto sintetico da parte degli uffici ma un esame approfondito di Ispra sull’inquinamento da marmettola nelle sorgenti delle Alpi Apuane. Un documento copioso, tante pagine che mettono in fila studi e ricerche, evidenziando come gli effetti dell’attività estrattiva siano imprevedibili in un bacino carsico delle Apuane. "Le spore immesse nel torrente Porcinacchia sono riemerse sia nelle sorgenti del bacino di Porcinacchia – scrive Ispra – sia in quelle del bacino di Miseglia; un inquinante penetrato in un punto può perciò riemergere in numerose sorgenti, distanti anche molti chilometri tra loro. Quindi, col dilavamento operato dalle acque meteoriche, gli eventuali inquinanti, trascinati nelle fessure carsiche della cava, raggiungono l’acquifero delle Apuane e da qui possono emergere da una o più delle sorgenti esistenti. La ricostruzione della dinamica di trasporto degli inquinanti in ambiente carsico, conferma dunque l’elevata vulnerabilità all’inquinamento degli interi bacini marmiferi, da intendersi anche come vulnerabilità generalizzata". Non esiste insomma "una corrispondenza tra gli spartiacque idrogeologici e quelli superficiali, sono infatti possibili scambi idrici profondi tra i diversi sistemi contigui soprattutto in seguito agli eventi meteorici più consistenti".
E non c’è solo la marmettola. L’acqua che scorre sui versanti raccoglie ’inquinanti’ (marmettola, idrocarburi) prendendo due vie: quella dell’alimentazione dei ruscelli e quella dell’infiltrazione nelle fratture carsiche che fungono da inghiottitoi. Gli acquiferi carsici – ricchi di fiumi sotterranei, condotti, sorgenti, laghi, pozzi, abissi – sono immensi e intricati serbatoi sotterranei, estremamente vulnerabili all’inquinamento perché in essi viene meno il processo di filtrazione operata dai mezzi porosi fini, come il terreno". Ma la marmettola può essere una conseguenza ‘naturale’ del ruscellamento delle acque? No, precisa Ispra, citando ancora uno studio del Cnr "non ha origine naturale, ma ha cause prevalentemente riconducibili all’estrazione del marmo", ed evidenzia quattro punti": la frequenza dei fenomeni di torbidità, la forma dei sedimenti osservata al microscopio elettronico (riconducibile alle operazioni di taglio. Poi i grandi quantitativi di materiale in sospensione (circa 1.000 tonnellate all’anno nella sorgente del Cartaro); infine i fenomeni di torbidità registrati in assenza di precipitazioni.