
La speranza? Il vincolo. Solo lo Stato può salvarla
Villa Massoni, che fare? Aspettare che i proprietari trovino il modo di rimetterla in sesto e quanto meno salvaguardarla dal degrado e dell’incuria o è possibile trovare una strada alternativa? Se finora nessuno ha fatto niente, è molto difficile che si muova adesso. Le spese sono ingenti e i titolari non è che vadano d’accordo. Anche una vendita appare complicata: i costi per un eventuale acquirente sarebbero ben maggiori dovendo comprarla, poi rimetterla a posto e quindi fare un ulteriore investimento per la... destinazione d’uso. La villa, nel frattempo, ha perso fatalmente valore: anni fa erano stati chiesti 11 milioni di euro, oggi non si dovrebbe andare oltre 5 milioni. Eppure una soluzione ci sarebbe, ma quindi entrano in ballo lo Stato e soprattutto la politica. Villa Massoni è sotto vincolo e il Codice dei beni culturali e del paesaggio, in vigore dal 2004, potrebbe (dovrebbe?) portare alla sua salvezza. Cosa prevede? "Il Codice – afferma Corrado Lattanzi – prevede che la Soprintendenza prenda atto che l’immobile non è adeguatamente conservato e intima alla proprietà di eseguire le opere necessarie per la buona conservazione. E’ prevista anche una sorta di progetto con un computo delle spese. Qualora il titolare non fosse in grado di eseguire le opere la Soprintendenza dovrebbe sostituirsi al proprietario e poi in buona sostanza chiedere il conto". E se il proprietario non fosse in grado neanche allora di pagare? "Beh, a quel punto lo Stato si prenderebbe l’immobile, tra l’altro detraendo i soldi spesi per la messa in sicurezza e la buona conservazione. Poi potrebbe gestire l’immobile o metterlo all’asta".
Ma il punto è che la Soprintendenza non si muove in questa direzione. Il motivo? Semplice, la mancanza di risorse. Ci vorrebbe un intervento ad hoc, un finaziamento, da parte del ministero della cultura. E qui entra in scena la politica. Salvare Villa Massoni è possibile, ma ci vuole un vero interesse da parte delle istituzioni e una volontà politica che finora sono sempre mancati.
Luca Cecconi