NATALINO BENACCI
Cronaca

La Settimana Santa ai tempi antichi: dalla lavanda dei piedi al batter Pilato

Domenica a Pontremoli il parroco busserà tre volte alla porta della sua chiesa. E i fedeli gli apriranno

Sacerdoti e vescovo diretti alla chiesa di Pontremoli (foto di repertorio)

Massa, 28 marzo 2018 - La Domenica delle Palme il parroco bussa tre volte alla porta della chiesa e i fedeli, dall’interno gli aprono, sventolando ramoscelli d’ulivo. E’ iniziata così la Settimana Santa pontremolese e ha preso il via un itinerario legato alla scoperta dei riti della tradizione antecedente il Concilio Vaticano II anche grazie alle conferenza organizzate da Gruppo missionario 'Padre Daniele', Parrocchie di San Colombano, Santa Cristina e San Pietro, Confraternite della Misericordia e di Nostra Donna e Cavalieri del Tau in collaborazione col Comune di Pontremoli. Città di chiese, parrocchie e confraternite dove il sentimento religioso si esprime ancora attraverso la devozione popolare, scandita dalla liturgia del triduo pasquale Pontremoli conserva un prezioso repertorio di atti e scenografie che vengono ancora praticate: la «lavanda dei piedi», il «batter Pilato», il silenzio delle campane e l’acqua sugli occhi rimangono gesti e segni di uno dei periodi più intensi e ricchi di riti dell’intero anno liturgico.

Ma dietro le coreografie c’è chi vede anche residui pagani cristianizzati dalla Chiesa. « La partecipazione - spiega Germano Cavalli, presidente dell’Associazione culturale Manfredo Giuliani che ha dedicato al tema intense ricerche - alle cerimonie del triduo pasquale non era solo devozione, ma anche la sottolineatura di una presenza laica. Oggi la Settimana santa è diversa rispetto a quella precedentemente codificata rispetto al Concilio del 1962 perché la liturgia allora teneva conto dell’acculturazione tra la devozione e le credenze popolari accettate dalla Chiesa. Basta pensare al Mercoledì Santo quando i fedeli in chiesa 'battevan Pilato', una specie di verdetto di condanna per il governatore romano che si era lavato le mani al processo a Gesù e per questo doveva essere punito. La gente andava in chiesa con un randello di legno nascosto sotto i vestiti per evitare i controlli del sagrestano, che faceva la «fruga«.

Quando il sacerdote, iniziando il rito, accendeva i ceri si scatenava il fracasso causato dai colpi di bastone sulle panche. Era anche un atto liberatorio dei fedeli». Il Giovedì Santo venivano legate le campane in segno di rispetto. Per richiamare gente in chiesa venivano usate le raganelle dei ragazzi che introducevano anche la visita ai sepolcri e ogni famiglia nelle varie parrocchie allestiva i sepolcri più scenografici. «Venivano ingaggiati pittori che disegnavano sul pavimento immagini con gessetti o mosaici con fiori - aggiunge Cavalli - . Erano allocate vere e proprie quinte scenografiche con le sagome raffiguranti, in modalità truce, i soldati romani sul Calvario».

In uso ancora negli anni Cinquanta (soprattutto a Tresana) c’era la «Visita alle sette chiese« di tutto il territorio e i sacrestani si mettevano d’accordo per non far incrociare le confraternite. che cantavano la «Preparata«. I confratelli una volta a Tresana, dimenticarono la statua che avevano portato in processione così il vescovo proibì sul quel territorio la cerimonia. Ma oggi viene ancora svolta a Codiponte. Il Venerdì Santo era il culmine della suggestione emotiva. A Pontremoli i fedeli, oltre a rispettare il digiuno, si recavano a visitare i sepolcri e percorrevano il tragitto verso l’altare in ginocchio. La processione del Gesù Morto era annunciata dallo scoppio di mortaretti. In alcune località (Filattiera e Mocrone) si svolgeva la «Lumacada« che richiamava l’andamento a spirale del percorso. Una reminiscenza degli antichi labirinti medievali che tracciavano il sentiero spirituale alla ricerca della divinità. «Il Sabato Santo era pagano con la sfida dei campanili - sostiene Cavalli -: il primo campanaro che annunciava la resurrezione del Signore garantiva al suo paese una grande annata di prosperità. Al suono delle campane i fedeli usavano bagnarsi gli occhi. Per la Chiesa era legato alla ricerca della verità, i laici pensavano che si potessero evitare malattie e in quel giorno scattavano le pratiche agricole primaverili. A Pontremoli c’era addirittura la corsa delle uova».