
Al Carmi di Carrara “Per forza di levare” racconta come i grandi editori dell’Ottocento hanno immortalato i capolavori del “Divin Artista”
CARRARA
Come i Fratelli Alinari (e Brogi e Anderson) vedevano Michelangelo. È “Per forza di levare. Michelangelo scultore nelle fotografie degli Archivi Alinari”, la mostra che[/FIRMADATA] inaugura al Carmi il 18 aprile e andrà avanti fino al 26 ottobre, realizzata in collaborazione con la Faf, Fondazione Alinari per la Fotografia, a cura di Rita Scartoni, con la consulenza scientifica di Cristina Acidini. In esposizione 70 stampe fine art e un piccolo nucleo di stampe originali provenienti dal fondo fotografico fiorentino divenuto pubblico nel 2019 grazie all’acquisto della Regione Toscana, che documentano l’opera scultorea di Michelangelo in occasione dei 550 anni dalla nascita. Si tratta dei capolavori conservati a Firenze, Roma, Milano e Parigi presentati in immagini realizzate a partire dagli anni Cinquanta dell’Ottocento. Tra queste spiccano le celebri fotografie del David sull’arengario di piazza della Signoria, scattate da Leopoldo Alinari, fondatore insieme ai suoi fratelli dell’atelier. Il David introduce una sezione della mostra intitolata “Giganti di marmo e di vetro”.
Gli Alinari nacquero come bottega e presto diventarono un archivio, acquisendo i fondi di altri atelier fotografici: Brogi, Anderson, Corsini. Tutti questi studi fotografici si definivano "editori" perché mettevano su carta il patrimonio artistico italiano. Di certo gli Alinari non si sognavano di fare arte (anche se l’occhio fotografico è sempre arte) e però di fatto in tutto il mondo la storia dell’arte si studiava sulle loro foto. L’arte fu il loro core-business. "Hanno imposto un modo di leggere Michelangelo", dice la curatrice Rita Scartoni. "Si tratta del primo progetto che realizziamo del dossier ”Carrara: da 2mila anni contemporanea”, preparato per la candidatura della nostra città a Capitale italiana dell’arte contemporanea 2026 e il fatto di essere arrivati nel quintetto finalista dà al progetto levatura regionale" aggiunge l’assessore alla cultura Gea Dazzi.
In mostra anche immagini provenienti dall’atelier fiorentino Brogi e dall’archivio Corsini che documentano le cave di Carrara, da vedute della montagna al trasporto del blocco. "Quando la Regione Toscana ha acquisito gli archivi nel 2019 uno degli elementi di valorizzazione è proprio il territorio regionale – ha detto Giorgio Van Straten, presidente della Fondazione Alinari per la Fotografia –. Nel caso di Carrara la mostra permetta di valorizzare quello che rappresenta il nucleo storico più antico delle nostre collezioni: la documentazione del patrimonio culturale italiano, in particolare dei capolavori di Michelangelo, attraverso le immagini sulle quali lo si è studiato per decenni in tutto il mondo".
Protagonista della mostra è anche Carrara, con le sue cave di marmo, fonte di ispirazione per generazioni di fotografi e ancora oggi luogo di grande fascino per artisti e autori contemporanei. Per Michelangelo, Carrara rappresentava un luogo quanto mai significativo: era qui che, con l’aiuto di scalpellini e cavatori, selezionava i massi di bianco puro, destinati a trasformarsi nelle opere che avrebbero segnato la storia dell’arte.