
L’interno della villetta che l’imprenditore prima ha costruito poi incendiato
Montignoso, 4 gennaio 2018 - «Non sono matto e non ho bruciato la casa che ho costruito mattone su mattone in un momento di follia. Era l’unica via di uscita». A parlare è Tarek Saad, 57 anni, l’imprenditore edile che ha incendiato la villetta dove abitava in via del Sale a Montignoso. Malgrado il nome, l’uomo ha passaporto italiano e parla benissimo, senza alcuna inflessione araba.
«Sono andato via quando avevo 17 anni e sono qui da 41. Sono cittadino italiano a tutti gli effetti». Amareggiato ma relativamente tranquillo, l’uomo si è presentato nella nostra redazione anche per specificare di essere stato bene attento che nessuno si facesse male. «Ho salvato il cane e il gatto – spiega – i capi di vestiario e quasi tutta la cameretta di mio figlio. Sono stato attento». Il momento, forse, di maggiore amarezza è quando ricorda la casa: «La mia unica colpa è quella di aver costruito una bellissima casa.
L’ho fatta io nel Duemila. Due piani, un bel giardino fuori e tante luci». Fino a qualche tempo fa lui, la moglie e il figlio abitavano al piano terra. Una figlia, invece, vive a Londra. Sopra d’estate veniva una famiglia di Firenze. «Ho avvertito gli inquilini – spiega l’uomo – e loro a settembre sono andati via senza problemi». I problemi, invece, ci sono, con la moglie e con altre persone, forse lunigianesi. Attenzione. Tarek e la donna non sono divorziati. Sostanzialmente vivono da «separati in casa».
«Siamo andati più volte dagli avvocati per concordare il divorzio ma finora niente». Saad ha parlato del suo caso non solo con gli avvocati. Ha anche incontrato il Procuratore Aldo Giubilaro. «Una persona tutta di un pezzo, colta, gentile – spiega – . Il 27 novembre sono andato in Procura. Quando ho chiesto di parlargli per spiegare la situazione mi ha accolto, ascoltato e suggerito di ritornare con gli avvocati. Quando sono tornato con loro, è stato nuovamente a sentire. Alla fine ha suggerito ai due legali (un civilista e un penalista) di scrivere tutto e di fargli avere i documenti al più presto».
Ora l’uomo vive nel magazzino della ditta, a poca distanza dell’abitazione bruciata. Prima rischiava di essere mandato via anche da quel locale, dove ha trascorso gran parte della sua vita lavorativa. «Prima mi hanno mandato via da casa, poi volevano allontanarmi anche dal magazzino. Ora non possono più farlo. Chi voleva la casa a tutti i costi, compreso il piano superiore dove, d’intesa con mia moglie, sarei potuto abitare, non può più prendere nulla». Ultimo dato. La situazione è precipitata negli ultimi mesi. «A maggio ho speso 20mila euro per pitturare la casa. Poi mi hanno sbattuto fuori e ora volevano mandarmi via anche dal magazzino. Adesso questi estranei non potranno più prendere la casa. Ho fatto come i russi quando c’erano prima Napoleone e poi i tedeschi. Hanno bruciato tutto ritirandosi».