MAURIZIO MUNDA
Cronaca

Il recupero incerto e in salita di Villa Massoni: "Una sfida anche per l’imprenditoria locale"

Il Comune attende l’asta del 15 ottobre e punta a un progetto serio "coinvolgendo la comunità". Bugliani: "Tavolo interistituzionale"

Villa Massoni, chiamata anche Villa di Volpigliano, è uno dei simboli di Massa

Villa Massoni, chiamata anche Villa di Volpigliano, è uno dei simboli di Massa

La villa che sta per andare all’asta rappresenta un bene di straordinario valore culturale per il patrimonio della nostra città. Il vero problema non è tanto chi la acquisterà – che sia il Comune, la Regione o il Ministero – quanto piuttosto la capacità di sviluppare un progetto serio e sostenibile di riqualificazione. Questo richiede risorse economiche e tempi certi, che oggi, anche mettendo insieme più enti pubblici, sarebbe difficile garantire.

Il sindaco Francesco Persiani tira una riga in vista dell’asta del prossimo 15 ottobre di Villa Massoni (servono 3,5 milioni di euro), gioiello e simbolo nel cuore di generazioni di massesi il cui futuro resta ancora avvolto dalle nebbie. "Acquisire un immobile in stato avanzato di degrado comporta inevitabilmente dei rischi, anche di natura erariale – prosegue Persiani – È dunque necessario procedere con grande attenzione e responsabilità, per non compromettere un eventuale percorso di recupero". Poi l’apertura: "Ci auguriamo che questa occasione possa invece stimolare l’interesse del mondo imprenditoriale locale. Una cordata di imprenditori potrebbe intravedere in questo bene un simbolo identitario da valorizzare, su cui investire per creare qualcosa di duraturo – sottolinea – Una sede per fondazioni, università, attività culturali o turistiche. Un progetto capace di coniugare tutela e sviluppo, sotto la guida di chi ha le capacità economiche per farlo. Il Comune seguirà con grande attenzione l’evolversi della situazione. Siamo consapevoli che oggi, da soli, non abbiamo le risorse per affrontare un intervento così imponente – conclude – Ma questo non significa rinunciare: analizzeremo il tema con serietà, coinvolgendo l’intera comunità".

Il consigliere regionale Giacomo Bugliani suggerisce un "tavolo interistuzionale". "Ringrazio chi nel corso del tempo ha posto l’accento sul tema, come l’ex consigliere comunale Andrea Barotti o don Luca Franceschini. che hanno sempre tenuto alta l’attenzione – ha detto Bugliani – Il mio auspicio è che gli enti territoriali possano fare sinergia per fare la loro parte sul tema e valutare una possibilità di intervento. Indubbiamente è un’operazione complessa, ma credo che potremmo favorire un tavolo interistituzionale nei prossimi mesi per valutare l’ipotesi di un intervento".

Chiamata anche Villa di Volpigliano, l’edificio appartiene alle ville ducali della famiglia Cybo Malaspina. In origine era una semplice dimora di campagna con alcune case rustiche, che il sovrano Carlo I acquista nel 1637 da un nobile genovese per adeguarla a residenza di rappresentanza, autonoma rispetto al castello e al palazzo in città. La trasformazione in villa è completata da Carlo II che, di concerto con la moglie Teresa Pamphili, apporta modifiche di rilievo per dare vita a stanze luminose mentre con terrazzamenti degradanti, sono creati loggiati collegati alla villa, e il parco è adornato con scale, balaustre e numerose statue.

Il progetto è dell’architetto Alessandro Bergamini, la cui famiglia da tempo lavora per i Cybo Malaspina, e la villa acquista tutte le caratteristiche di una residenza degna di un casato regnante, immersa nel verde, con la vista che giù per la vallata, raggiunge il mare. La villa è molto ornata e oltre alle sculture conserva reperti archeologici provenenti da Ostia antica grazie all’interessamento del cardinale Alderano Cybo. Ma è con il sovrano Alderano I, succeduto a Carlo II, che, in seguito a ristrettezze economiche inizia la dispersione dei pezzi. Nel 1721 il patrimonio scultoreo è ceduto in maniera molto frettolosa e emissari russi insieme a busti, vasi e statue della villa della Rinchiostra e di palazzo Ducale. Dopo l’arrivo dei francesi, nel 1797 la villa è acquistata dal conte svedese Adolfo Federico Munk, fuggito dal suo paese per uno scandalo di banconote false, che provvede ad alcuni restauri e alla creazione di stalle, fienili, rimesse per carrozze e alloggiamenti per la servitù. Nel 1829 i debiti accumulati però lo costringono a vendere all’incanto al commerciante Pantaleone Del Nero. che nel 1843 a sua volta vende alla famiglia Massoni.